TENSIONI PER IL PONTE CROLLATO/ Protesta a Genova delle famiglie rimaste senza casa e scambi accuse alla Camera

Le famiglie che a Genova sono rimaste senza casa in conseguenza del crollo del ponte Morandi hanno dato luogo stamattina a una protesta nei confronti del Comune e della Regione Liguria perché vedono allungarsi i tempi per la loro sistemazione e per il recupero, nella case che avevano dovuto precipitosamente abbandonare quel 14 agosto, dei loro beni mentre si protraggono i tempi di una sistemazione d’emergenza accettabile, che era stata loro promessa sia dal Comune sia dalla Regione.

E dal Governo sono arrivate le prime risposte, mentre  la Regione Liguria e il Comune di Genova hanno chiesto una legge speciale per Genova che snellisca le procedure per l’affidamento dei lavori di progettazione e di esecuzione delle opere per ricostruire ponte Morandi, verificando se ci sono le condizioni per prevedere, per il periodo dell’emergenza, la sospensione del pagamento di mutui, tributi, contributi e premi.

“Stiamo mettendo a punto – ha detto a Napoli il vice premier Luigi Di Maio –  un decreto urgente che, oltre al problema di tante persone abbandonate in Italia come i terremotati di Ischia e del Centro Italia, affronti anche il tema di Genova e soprattutto di coloro che sono sfollati e hanno diritto ad una casa. È una questione di settimane, ma forse di alcuni giorni – ha precisato Di Maio e dello stesso tono sono le assicurazioni del ministro delle Infrastrutture,  Toninelli:  “Il Governo metterà in campo forme di aiuto in ordine alle rate dei mutui che molte famiglie sono costrette a pagare su immobili che non possono più abitare”.

Il governo – si afferma in una risoluzione di M5 e Lega – è impegnato a assicurare che la ricostruzione avvenga in tempi non superiori ad un anno e garantendo anche un incisivo controllo dello Stato sia sul processo di ricostruzione che sulla manutenzione autostradale”. Il Governo deve “garantire tempestivamente, e comunque entro il prossimo 30 novembre”, a chi ha perso la casa “una sistemazione dignitosa, con interventi sui mutui per le aziende”.

E  nel pomeriggio l’Aula della Camera ha approvato la risoluzione presentata da M5S e Lega. Il testo di maggioranza è passato con una votazione per parti separate. Le premesse sono state approvate con 298 voti a favore, 224 contrari ed un astenuto. Il dispositivo è stato approvato con 296 sì, 129 no e 98 astenuti. Tutti bocciati dall’Assemblea di Montecitorio, invece, gli altri testi posti in votazione.

SCONTRO TOTI-DI MAIO. “Non si può lasciare la gente in Italia in balia delle elemosine di Autostrade” ha detto il vicepremier da Napoli sucitando le ire del governatore della Liguria Toti. “Caro Luigi Di Maio, ma a Genova ci sei pure venuto, come fai a dire queste cose? Le famiglie che hanno dovuto abbandonare le loro case stanno tutte avendo un alloggio pubblico. E a tempo di record, grazie a Comune e Regione. I soldi che ricevono sono quelli decisi dal Governo, quindi da Di Maio stesso. Se pensa che siano pochi…li aumenti subito, noi siamo più che d’accordo” rimbrotta il presidente della Liguria. “Ad oggi gli sfollati del ponte Morandi sono in balia dell’elemosina di Di Maio, prendono i soldi della Protezione civile stabiliti dalle leggi nazionali, se Di Maio che è al Governo pensa che i piani di autonoma sistemazione siano sotto dimensionati, sono d’accordo con lui, ne parli con i colleghi di Governo e cambi la legge”. Cos’ ha parlato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti oggi pomeriggio a Genova. “Gli sfollati di cui parliamo fino adesso hanno avuto case dal Comune e dalla Regione grazie al contributo ricevuto dal Consiglio dei Ministri – aggiunge -. Se Di Maio ritiene il contributo del Governo troppo basso, ha perfettamente ragione, aumentiamolo. E’ un dibattito che Di Maio dovrebbe fare prima con se stesso, con il Governo. Un tweet per la stampa non modificherà la sorte di quelle povere persone”.

LA PROTESTA DEGLI SFOLLATI. Nella mattinata si era svolta la protesta degli sfollati al grido di “rispetto-rispetto” dalle tribune del Consiglio regionale. Una cinquantina i manifestanti. Al termine dell’intervento del commissario per l’emergenza Giovanni Toti hanno manifestato la loro rabbia gridando “Veniamo prima noi delle imprese, veniamo prima noi della viabilità, ci siamo prima noi, vogliamo la casa!”. “Abbiate la stessa considerazione che avete avuto per Ansaldo Energia”, ha gridato una donna (riferendosi alle misure adottate per consentire la ripresa dell’azienda Ansaldo energia che si trova a poche decine di metri dal luogo del disastro.

La rabbia degli sfollati è stata placata dall’intervento del sindaco Marco Bucci: “Vi capisco, ma dobbiamo cercare di lavorare insieme. Dal 14 agosto dormo quattro ore per notte per affrontare l’emergenza. Genova non si è mai fermata, non ha mai dimostrato di essere in ginocchio, una cosa di cui dobbiamo essere tutti orgogliosi, nessuno è stato lasciato solo dalle istituzioni”, sottolinea. E sulle case precisa: “Pensavamo di dare una casa agli sfollati di ponte Morandi entro novembre, invece probabilmente ci riusciremo entro fine settembre. La città ha dimostrato che non si scherza, ne sono orgoglioso”, commenta Bucci ricordando che oltre alle case alternative messe a disposizione dalle istituzioni pubbliche sono stati 98 quelle di privati.“Entro cinque giorni Società Autostrade ci presenterà il piano definitivo per la demolizione del ponte Morandi”, ha detto a sua volta Toti. “Il piano verrà illustrato alle commissioni tecniche e prima fra tutti alla Procura della Repubblica a cui spetta la decisione di dissequestrare le aree e di arrivare alla verità sulle cause della tragedia”, aggiunge.

Poi lo scontro si è trasferito alla Camera, dove il ministro Toninelli è stato contestato dalle opposizioni quando ha affermato di aver ricevuto pressioni per non desecretare gli atti relativi alla concessione dell’autostrada che passava sul ponte Morandi e che è crollata.  Le opposizioni hanno chiesto di sapere da chi sono arrivate le pressioni, ma il ministro non ha voluto rispondere.

L’INCHIESTA- Intanto la Guardia di Finanza ha consegnato alla Procura un elenco di persone che potrebbero avere avuto responsabilità per il crollo del ponte e la morte di 43 persone. Sono 13 nomi di coloro che si sono occupati del progetto di ristrutturazione del viadotto dal 2015, ma potrebbero diventare 25 se i magistrati decidessero di andare indietro nel tempo.  Intanto i periti dei pm hanno consegnato una prima relazione sulle probabili cause del crollo attribuendole a un “cedimento strutturale all’antenna del pilone 9, il punto in cui i tiranti si congiungono all’estremità del sostegno”. E studiando i carteggi tra le varie diramazioni del ministero delle Infrastrutture, gli investigatori hanno individuato come almeno in un’occasione i dirigenti del Mit avessero palesato la certezza che sul restyling del Morandi i tempi si stessero dilatando oltremisura.

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