I dubbi e i tormenti di un uomo di sinistra di fronte alle “manovre” per risolvere la crisi di governo

di STEFANO CLERICI – Essendo da sempre uomo di sinistra, un elettore di sinistra, che ha quindi conosciuto nei decenni gioie e dolori ma che ha sempre creduto e continua a credere nei valori di giustizia, libertà e fratellanza, e che continua a essere convinto che destra e sinistra non siano concetti superati e men che meno fastidiosi “orpelli” del Novecento, zavorra di cui liberarsi, bensì rappresentino ancora la differenza essenziale della politica, ebbene, tutto ciò premesso, devo confessare che di fronte all’evoluzione di questa crisi politica ferragostana, mi sento lacerato e confuso.

Perché sono lacerato? Perché se, da un lato, mi affascina maledettamente l’idea di ricacciare all’opposizione la Lega illiberale e xenofoba e strappare una volta per tutte la poltrona del Viminale a Matteo Salvini, uomo che considero molto pericoloso per la democrazia e per la nostra Costituzione, conquistata con la lotta e il sangue dei nostri padri e dei nostri nonni e che per costui pare abbia lo stesso valore della carta igienica; dall’altro lato, invece,  mi terrorizza l’idea che un governo coi Cinque Stelle si possa rivelare una fugace illusione, che anziché durare l’intera legislatura, finisca invece troppo presto, per chissà quale improvviso capriccio o giochetto azzardato o rivalsa personale, rispedendoci tutti alle urne, magari dopo una manovra lacrime e sangue, offrendo così a Salvini e ai suoi “barbari” la possibilità, stavolta per davvero, di ottenere gli agognati pieni poteri.

Perché sono confuso? Perché dopo il voto del 4 marzo (nel quale il sottoscritto scelse di rifugiarsi nella riserva indiana di Leu), ero convinto che quella tra Pd e Cinque Stelle fosse la sola alleanza democratica possibile e rimasi esterrefatto e inviperito quando l’Attila fiorentino mandò tutto a monte con quella sua storica sparata in tv da Fabio Fazio, gettando i pentastellati tra le braccia di Salvini e invitandoci tutti ad assistere comodamente al film dello sfascio trangugiando popcorn. E adesso è proprio l’Attila fiorentino a invocare quell’accordo, a tutti i costi? Si dirà: ma erano altri tempi, in mezzo c’è stato un anno e passa di disastroso governo Cinque Stelle-Lega e poi tutti hanno il diritto di ricredersi. D’accordo, ma c’è un limite a tutto. Il sospetto che la sua sortita per impedire un nuovo voto che farebbe piazza pulita delle sue truppe cammellate oggi in Parlamento è quantomeno legittimo. Non c’è verso: Matteo Renzi continua a comportarsi come il padrone del partito e si esercita quotidianamente in quel “fuoco amico” che tanto lo infastidiva quando faceva il bello e il cattivo tempo nelle stanze del Nazareno.

Aggiungete, poi, che – come ci insegna la storia più recente – le scelte di “responsabilità” (da Monti in poi) alla sinistra non hanno mai portato bene, ed ecco perché ho la sensazione che, comunque vada a finire, mi resterà ancora un po’ di amaro in bocca.

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