Voto regionale e stabilità di governo: non stretto rapporto, ma segnali da cogliere

di NUCCIO FAVA* – Nel campionato di calcio, anche se non mancano le partite importanti certi incontri Juve-Inter oppure Roma-Lazio diventano comunque quelle più attese. Allo stesso modo nel voto di domenica l’attenzione maggiore va all’Emilia Romagna anche se il voto calabrese non è di scarsa importanza. Sarebbe bello ad esempio contenesse un segnale forte contro la ‘ndrangheta e la criminalità e le illegalità orribili che pervadono ogni settore della società e si estendono, come inesorabilmente dimostra l’inchiesta del procuratore Gratteri.

Ma in Emilia Romagna lo scontro è tra due visioni della politica e dello Stato, come ha tentato astutamente di dimostrare in questa campagna elettorale il capo leghista, portatore spregiudicato di una visione sovranista e populista nel percorso ininterrotto lungo la regione,  sollecitando la pancia degli elettori, sempre in chiave elettoralistica ed emotiva, fino all’uso più becero di simboli religiosi e di credenze popolari. Il suo tema dominante è stato quello usato contro maggioranza e governo, da lui accusati di voler stare “attaccati alla poltrona ad ogni costo”, di sopravvivere ad onta del consenso crescente per il centrodestra. Ovviamente senza nessuna problematicità e sottigliezza, di cui Salvini è assolutamente privo. In questo senso non c’è stato un vero confronto col presidente regionale uscente (il pd Bonaccini) sul suo buon governo, sulla richiesta di un giudizio agli elettori proprio sulla base di  quello che si è realizzato nella scorsa legislatura e che si proponeva per la nuova.

Una battaglia contro i mulini a vento destinata tuttavia a trovare possibili riscontri dopo tante delusioni e nuove rabbie legate anche fortemente alla crisi dei Cinquestelle, che rischiano parecchio in questo nuovo turno elettorale perché potrebbe venirne un forte segnale di avvio ad un forte ridimensionamento.

Dire dei riflessi che, in un caso o nell’altro, potrà avere sul piano nazionale il voto emiliano-romagnolo e calabrese, non è quindi semplice. Tuttavia non è azzardato prevedere che qualche ripercussione significativa potrebbe arrivare fino alla stabilità della maggioranza di governo, che Conte e Zingaretti dovranno valutare e trovare il modo di consolidare, comunque, insieme con tutti gli alleati.

*Nuccio Fava è presidente della sezione italiana dell’Associazione Giornalisti Europei ed è stati diettore del Tg1, del Tg3 e delle Tribune elettorali Rai

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