FOLLIE POLITICHE IN PERIODO DI PANDEMIA/ Matteo Renzi, aspirante “rottamatore” del governo Conte, minaccia le dimissioni delle sue due ministre per silurarlo, ma il presidente del Consiglio… lo “accontenta” immediatamente

di ENNIO SIMEONE – Il politicante acrobata Matteo Renzi si è spinto spregiudicatamente oltre i limiti nella sua guerra personale a Giuseppe Conte preannunciando – in una conferenza stampa infarcita di allusioni, insinuazioni, accuse strampalate e biliose contro il presidente del Consiglio – le dimissioni delle due ministre (Teresa Bellanova e Elena Bonetti) e del sottosegretario Scalfarotto, aderenti alla sua “Italia Viva” del 2-3 per cento, dimissioni che  Conte, senza farsele ripetere due volte, accoglie immediatamente, qualche ora più tardi, nella riunione del  Consiglio dei ministri, informandone immediatamente il Quirinale.

Si è aperta così – per l’ambiziosa irresponsabilità di questo personaggio specializzato in rottamazioni (prima quella del Pd, quando ne fu segretario, poi quella del suo stesso governo usando l’arma di un referendum bocciato dagli elettori, una crisi di governo in piena pandemia, tra lo sbalordimento degli italiani tormentati dai timori per l’incalzare del coronavirus e dalle sofferenze psicologiche ed economiche che ne conseguono.

L’effetto è stato, nell’immediato, quello di essere diventato bersaglio di una serie di messaggi partiti da esponenti del Pd,  del M5s e di Liberi e Uguali con l’hastag #AvanticonConte.

La breve illusione. Prima delle conferenza stampa pomeridiana del bullo fiorentino Giuseppe Conte si era recato al Quirinale dal presidente della Repubblica.  Sergio Mattarella gli aveva chiesto di far di tutto per uscire dall’incertezza politica creata dall’annuncio della conferenza stampa pomeridiana di Renzi e di sgomberare il campo dalle insinuazioni secondo cui Conte stesse raccogliendo disponibilità da parte di parlamentari (soprattutto senatori) di altre forze politiche (i cosiddetti “responsabili”) a dare al governo quel sostegno che poteva venire a mancare a causa delle manovre di sapore ricattatorio ordite da Renzi. E Conte aveva garantito – come poi ha ribadito in un occasionale incontro con gruppi di giornalisti che lo attendevano sulla via del ritorno a piedi verso Palazzo Chigi – di essere pronto ad aprire un tavolo per un programma di legislatura (cioè valido fino al 2023) con tutti i partiti della maggioranza di governo.

Ma un pugno di ore più tardi, con tre quarti d’ora di rinvio, nell’annunciata conferenza stampa – infarcita di insinuazioni, allusioni, sottintesi, maldicenze, minacce, eccetera – Renzi si è presentato lanciando un attacco violento, spesso urlato, a Conte, con velenose accuse e insinuazioni, spesso incomprensibili, alternate alla promessa di voto favorevole ai prossimi provvedimenti del governo, ma ripetendo l’annuncio delle dimissioni delle due ministre e del sottosegretario di “Italia Viva” dal governo.

Cade nel vuoto così anche la proposta di larghe intese rilanciata anche da Beppe Grillo, in nome della necessità di aprire l’era dei “costruttori” (precisando: sotto la guida di Conte). Ma, nella partita che adesso si apre, il leader di Iv appare isolato. “E’ un grave errore di qualcuno, che pagheremo tutti”, dice il vice segretario del Pd Andrea Orlando.

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