Tra cretini e arruffapopolo

di ENNIO SIMEONE – Si è formata in questi giorni una coppia inedita di “facilitatori” della resurrezione di Renzi. E’ la coppia Berdini-Di Maio. Tra i due è in atto una sorta di competizione a chi la spara più grossa pur di guadagnare un’apparizione in tv o una citazione sui giornali.

Paolo Berdini ha offuscato la fama di stimato urbanista per guadagnarsi quella di re della gaffe e del  pettegolezzo, prima confessando a un  cronista di avere scarsa considerazione della sindaca di Roma perché convinto che sia l’amante dell’ex capo della sua segreteria, Salvatore Romeo, l’uomo dalla polizza facile, poi smentendo di aver detto quelle cose, poi (di fronte alla registrazione) ammettendo di averle dette senza sapere che l’interlocutore fosse un giornalista perché gli si era presentato in compagnia di persone appartenenti al M5s e chiedendo scusa a Virginia Raggi, infine dandosi ufficialmente del cretino. Troppo poco, perché il cronista il giorno dopo ha tirato fuori un altro pezzo di quella registrazione, dove si sente il maturo urbanista proporgli un patto di complicità: “fingi che queste cose te le ha dette un anonimo”. Insomma un cretino in mala fede.

Matteo Renzi –  che si sta arrampicando sugli specchi per tentare di far anticipare le elezioni politiche perché convinto che l’avversario principale, il M5s, sia in difficoltà soprattutto per ciò che accade a Roma e che lui possa perciò avere qualche speranza di riconquistare Palazzo Chigi – sentitamente ringrazia. Ma immaginiamo che sia pronto ad estendere i sensi della sua gratitudine a Luigi Di Maio. In quale gli ha lanciato un appello: “Alla riunione di lunedì della Direzione del Pd dia l’indicazione di votare in parlamento la sfiducia al governo Gentiloni, così andiamo subito alle urne”. Complimenti!

Chi l’avrebbe detto che questo paese dovesse finire, nell’anno di grazia 2017, per trovarsi di fronte all’alternativa tra cretini e arruffapopolo?

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