Terrorismo “fai-da-te” di “lupi solitari” in franchising 

di ENNIO SIMEONE –

Non passa giorno ormai che in qualche parte del mondo non si verifichi un episodio di terrorismo. Ci riferiamo – a parte quelli che hanno provocato stragi di proporzioni impressionanti,  come è accaduto non solo in Europa (Parigi, Londra, Berlino) ma anche in Iraq, in Siria, in Tunisia, in Pakistan, in Egitto, nelle Filippine – agli atti individuali con obiettivi “minimi”, come quello che è stato compiuto dal maturo studente algerino oggi a Notre Dame, che ha colpito con un martello un poliziotto di guardia alla più importante meta turistica di Parigi dopo la Torre Eiffel. Sono le “imprese”, dei cosiddetti “lupi solitari”, che obbediscono all’ordine diramato dal “califfo” al Bagdadi, dopo che l’Isis ha iniziato a perdere terreno nell’area dove aveva le sue “capitali” – Raqqa in Siria e Mosul  in Iraq – e ha visto assottigliarsi gli arruolamenti nelle file dei suoi combattenti: l’ordine di “colpire in nome di Allah anche con una pietra, con un coltello, con un martello”.

Ed ecco il proliferare dei “lupi solitari”, non importa se indottrinati, ammaestrati o solo esaltati da fanatismo religioso. Spesso sono dei terroristi “fai-da-te”, che preparano ordigni rudimentali, persino (come nell’ultimo attentato di Londra) muniti di finte cinture esplosive, le cui azioni vengono rivendicate dall’Isis solo dopo che gli attentati sono stati compiuti, il che dimostra che non sono state organizzate dal califfato. Il quale ci mette il timbro, se ne appropria e li legittima, offrendo agli autori una specie di franchising, definendoli “soldati del califfato”, un titolo che – se ci rimettono la vita – gli scellerati considerano un passaporto per il paradiso nelle braccia di Allah.

Bisogna avere nervi saldi e capacità di vigilanza, ma guai se ci facessimo prendere dal panico, come è accaduto a Torino.

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