di SERGIO SIMEONE – A meno di due settimane dalle elezioni politiche in Spagna l’importanza di questo appuntamento non si limita al fatto che determinerà chi governerà uno dei più importanti Paesi d’ Europa, ma anche al fatto che rappresenterà un primo test per le alleanze che si formeranno tra le “famiglie” politiche europee dopo le elezioni del 2024.
Dagli ultimi sondaggi il Partito Popolare risulta essere il preferito dagli elettori con il 31,3% dei consensi. Se il voto dovesse confermare questo dato (ma i socialisti di Sanchez sono in forte recupero), i popolari, pur conquistando la maggioranza relativa dei seggi, non avrebbero i numeri per governare da soli, ma dovrebbero allearsi con la formazione di estrema destra VOX.
Questa alleanza, a dire il vero, è già praticata in molte città, ma, se realizzata a livello di governo nazionale, avrebbe tutt’altro significato, perché andrebbe a toccare non tematiche amministrative, sulle quali è più facile trovare soluzioni di compromesso, ma scelte di civiltà davvero dirimenti.
Ma se si va a leggere il programma elettorale di VOX, non è esagerato definirlo semplicemente terrificante. Prevede, per fare qualche esempio, l’abolizione del diritto d’aborto delle donne e l’abrogazione della legge contro la violenza di genere, l’abrogazione di tutte le leggi per contrastare il cambiamento climatico e l’uscita dall’accordo di Parigi sul clima, l’espulsione immediata di tutti gli immigrati irregolari e la chiusura dei centri di accoglienza dei migranti minori senza accompagnamento, la abolizione di tutte le leggi a tutela delle persone LGBT, il rifiuto di riconoscere la supremazia delle leggi UE su quelle nazionali.
Per capire la rilevanza di un eventuale accordo tra i popolari e VOX occorre ricordare che questa formazione politica è una componente del partito dei conservatori e riformisti europei, di cui è presidente Giorgia Meloni. Quella stessa Giorgia Meloni che, come sappiamo, aspira a sostituire i socialdemocratici con il partito dei conservatori nell’alleanza con il PPE per la costituzione della prossima commissione dell’Unione Europea.
Può, ci chiediamo, la leader di FdI, che già è appesantita dalla presenza del partito del polacco Mariavecki, violatore dello Stato di diritto ed in aperto aspro conflitto con i popolari di Tusk, sperare di poter essere accolta come alleato del PPE se si presenterà in Europa anche a braccetto con Abascal?
La Meloni è chiaramente in imbarazzo e ne è prova il fatto che finora non si è esposta nel partecipare alla campagna elettorale di VOX come fece a suo tempo quando andò a sostenere la candidatura di Macarena Olona alla presidenza dell’Andalusia. Probabilmente ha in mente di suggerire ad Abscal di adottare in Spagna la stessa tattica da lei adottata in Italia: lanciare slogan estremi ed euroscettici in campagna elettorale per fare il pieno di voti, e poi diventare moderato ed europeista nel concordare con i popolari il programma di governo. Se le riuscisse questo giochino e si realizzasse un’alleanza di governo tra popolari e VOX, questa potrebbe fungere da prototipo per un’alleanza tra popolari e conservatori a livello europeo.
A me pare, però, che il gioco della Meloni sia piuttosto spericolato e, soprattutto, ritengo che il PPE, dopo l’esperienza Orban, che si era annidato come una tenia solium nel corpo del partito della Merkel, tanto da richiedere una forte purga per espellerlo, sia vaccinato contro questi giochi delle tre carte.
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil
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