Riforme costituzionali: alta tensione al Senato tra gesti osceni e insulti. Calderoli (Lega Nord) parla di “governo fascista”. Il presidente Grasso: “Superato il limite”

lezziBagarre al Senato durante le votazioni sugli emendamenti all’articolo 2 del disegno di legge sulle riforme costituzionali: tema del dibattito un presunto “gesto osceno” rivolto dal senatore verdiniano Lucio Barani (Ala – Alleanza liberalpopolare-Autonomie) nei confronti della senatrice Barbara Lezzi (M5S), gesto che Barani ha negato affermando di essere stato male interpretato. Dopo diverse proteste e interventi, la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, ha chiesto la convocazione del Consiglio di presidenza per valutare la questione. “Porco, maiale”, ha subito gridato Paola Taverna verso Barani fra le urla dei grillini. Immediata la replica del presidente del Senato Pietro Grasso, il quale, dopo aver sospeso la seduta ha detto: “Faremo gli accertamenti dovuti, è materia disciplinare che va trattata dal consiglio di presidenza. Siamo di fronte a un’escalation che ha toccato punte inaccettabili, d’ora in poi, il rigore sarà assoluto e chiedo la collaborazione di tutti i senatori e di tutti i gruppi parlamentari”. Il caso Barani sarà portato lunedì alle 13 all’attenzione dell’ufficio di presidenza, con l’acquisizione delle riprese televisive (nella foto: la reazione in aula di Barbara Lezzi e delle altre senatrici del M5S).

Le reazioni. Critico il capogruppo del Pd, Luigi Zanda: “Quando ripetutamente si perde il controllo dell’aula, l’aula perde il controllo e sembra una stazione ferroviaria”. Barani dal canto suo si è detto “dispiaciuto” e ha lasciato l’Aula: il gesto considerato un insulto sarebbe a suo dire un “equivoco ingenerato da alcuni miei gesti istintivi. Con la mano rivolta verso il mio stesso volto invitavo quanti impedivano l’intervento del senatore Falanga ad ingoiare i fascicoli che tanto veementemente stavano sventolando”.

Allarme votazioni per il Governo. Prima che scoppiasse la bagarre, c’era stato un segnale d’allarme: per la prima volta la maggioranza, da quando si votano gli emendamenti alle riforme, è scesa sotto quota 161 voti, vale a dire la maggioranza assoluta. Infatti un emendamento dei Conservatori e Riformisti, è stato bocciato con 157 no, contro 105 sì e 4 astenuti. In precedenza erano stati respinti dieci altri emendamenti delle opposizioni, con cifre maggiori, tra i 165 e i 172 no. Fino a quel momento la maggioranza aveva tenuto. Dopo avere incassato un ampio consenso nella votazione dell’articolo 1 del ddl Boschi sulla riforma costituzionale, il governo punta a fare il bis con l’articolo 2, quello che disciplina le modalità di elezione dei futuri senatori, principale tema di scontro tra maggioranza e minoranza Pd.

L’articolo 2 è particolarmente importante. Il presidente Grasso ha infatti ammesso emendamenti soltanto al comma 5 dell’articolo in quanto è l’unica parte il cui testo è cambiato (tra Senato e Camera) dopo la prima lettura. Il sottosegretario Luciano Pizzetti ha chiesto in mattinata una sospensione della seduta d’Aula di “almeno una mezz’ora” (concessa) per valutare la riformulazione degli emendamenti presentati all’articolo 2 del ddl. Si tratta appunto dei due firmati da Candiani (Lega) per i quali, prima era stata dichiarata ammissibile la votazione segreta, e poi ne era stata richiesta la riformulazione per farli votare in parti separate.

Accuse dalle opposizioni. Il Movimento 5 Stelle ha iniziato la seduta all’attacco, in particolare contro il presidente Pietro Grasso, accusato di essersi dimostrato “parziale” nella gestione dell’esame del ddl Boschi. Alberto Airola ha invitato i colleghi a “votare in fretta questo scempio” di riforma per arrivare poi a dare “la parola al popolo”. Nicola Morra aveva concluso il suo intervento con una citazione evangelica, “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, ricevendo l’ironica risposta dello stesso Grasso: “Siamo già alla crocifissione”.

A seduta ripresa arriva, anche, la prima polemica. Lancia il dado il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli: “Neanche durante il fascismo si vedeva un commissario del governo aggirarsi nelle Aule parlamentari”. Il riferimento, per niente velato, è alla presenza a Palazzo Madama del segretario generale di Palazzo Chigi, Paolo Aquilanti, durante l’esame del ddl Boschi. Calderoli per sottolineare la presenza fa ricorso al “paragone” fascista, frase subito contestata dai senatori del Pd. Calderoli che chiede inoltre al presidente Grasso di avere “copia dell’emendamento Cociancich in originale”. Il documento, risponde Grasso, “c’è ed è firmato e intestato”. Ma la querelle non si placa. “Perché Cociancich non si alza in Aula per dire che il testo era davvero suo?”, chiede ancora Calderoli. £La riforma della Costituzione – incalza Candiani – non può basarsi su dei falsi£. Dopo qualche minuto il senatore del Pd, Roberto Cociancich, interviene: “Non avevo preso la parola anche per rispetto nei suoi confronti perché per me la parola del Presidente del Senato non si discute. Assumo comunque la totale paternità dell’emendamento. E ne ho presentati anche altri alla riforma”.

Le notizie di giovedi 1 ottobre

A Palazzo Madama prosegue il dibattito sulle riforme costituzionali. Dopo il via libera all’articolo 1 che supera il bicameralismo perfetto, ora riflettori puntati sulla parte che riguarda l’elettività diretta dei futuri senatori: il Governo è preoccupato dai franchi tiratori perchè sono previste 6 tornate con voto segreto. In precedenza dopo l’ok al cosiddetto emendamento “canguro” era esplosa la bagarre in aula: Lega e movimento 5 stelle non hanno partecipato al voto. L’emendamento è stato approvato dalla maggioranza con l’appoggio degli uomini di Denis Verdini ex Forza Italia: l’emendamento presentato da Roberto Cociancich (Pd) all’articolo 1 del ddl Boschi è passato con 177 si; i no sono stati 57, 2 gli astenuti. L’articolo 1 del ddl Boschi è stato invece approvato con 172 si; 108 i no, 3 gli astenuti.

Le polemiche sull’emendamento del Pd Cociancich. Le opposizioni sono andate su tutte le furie perché l’emendamento fa decadere tutte le altre proposte di modifica dell’articolo 1 sulle funzioni del Senato. “Le riforme passeranno perché Renzi minaccia tutti”, dichiara il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Ora il Senato voterà gli emendamenti all’articolo 2, tra i quali uno di Anna Finocchiaro (Pd) che recepisce gli accordi di maggioranza. Prima di questo emendamento ne verranno posti al voto circa 40; 6 dei quali a scrutinio segreto.

La soddisfazione di Renzi e le conferme della sua musa Boschi. Il presidente del Consiglio ha dichiarato: “Con la vittoria sull’articolo uno e l’accordo sull’art. 2 comma 5 il passaggio più difficile (quello che più preoccupava il governo sugli articoli 29 e 32 ndr) è stato brillantemente superato e si fa un grande passo avanti”. Intanto, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi conferma: “Non ci sarà nessun emendamento del governo all’art. 2 del ddl”.

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