PERISCOPIO/ Renzi ha tentato di rifarsi con la Raggi dopo la lezione di Zagrebelsky e le fibrillazioni di Napolitano

Nuccio-Fava-545x384di NUCCIO FAVA – Non vorremmo mescolare il nostro referendum costituzionale con quelli svoltisi in Gran Bretagna con la “Brexit” e in Ungheria sull’alt all’accoglienza dei migranti. Tuttavia fa riflettere il tono sempre più acceso della nostra campagna referendaria con il nostro presidente-segretario in giro per l’Italia, su tv e giornali, impegnato a caratterizzare la prova del 4 dicembre come una scelta epocale che inciderebbe sul futuro dei prossimi anni col rischio di compromettere il futuro dell’Italia. In qualche modo è risultato sorprendente il modo con cui ha recepito le allarmate critiche di Giorgio Napolitano, che ha lamentato gli eccessi di personalizzazione e gli altri errori commessi da Renzi. Il quale ha fatto perciò di nuovo autocritica, anche se subito dopo si è rimangiato la promessa di promuovere lui stesso la modifica dell’Italicum, cioè la legge elettorale che dà per scontata l’approvazione della riforma costituzionale con il referendum.

Atteggiamento molto diverso invece, non solo per la durezza dei toni, è stato quello nei confronti della sindaca di Roma, Virginia Raggi, e dei 5 stelle. Addirittura accusandoli di incapacità a governare fino alla compromissione con esponenti di mafia capitale. E’ indubbio che la Raggi sia in un mare di guai e sperimenti la difficoltà di passare dai bei propositi alla traduzione operativa della promessa di affrontare i grandi nodi della capitale. Appare tuttavia una sproporzione non piccola l’aggressività del modo di rivolgersi alla Raggi, eletta dal 67 per cento degli elettori romani.

Un’ultima sorpresa: “l’omelia domenicale“ di Scalfari, che decreta la vittoria di Renzi nel confronto televisivo col professor Zagrebelsky sulla riforma sottoposta a referendum. Naturalmente de gustibus non est disputandum, specie se si tratta dell’opinione di un decano del giornalismo. Mi pare però che si resti un po’ in superficie, abbagliati dall’abilità oratoria del presidente del Consiglio, abituato alla esercitazione quotidiana nella frequentazione  dei mass media.

Mi permetto però di fare notare, non solo la differenza comunicativa tra un leader politico e un professore universitario, ma un problema più di sostanza. La quasi totale mancanza di risposte adeguate da parte del presidente-segretario a tutte le questioni di merito: dal Senato non abolito ma deformato e composto da membri sottratti al voto degli elettori, fino all’aggravamento della conflittualità tra Stato e Regioni e alla tortuosa formazione degli organi costituzionali , tanto per citarne solo alcune.

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