Ricorso di M5s e Sinistra Italiana al Tar contro il quesito che apparirà sulla scheda del referendum. 5 mesi di ritardo!

di LUCA DELLA MONICA – Sinistra Italiana ed M5s hanno presentato un ricorso contro il quesito referendario sulla riforma costituzionale che, ad avviso dei ricorrenti, si traduce in “una sorta di spot”. I ricorrenti, tra l’altro, chiamano in causa il decreto della presidenza della Repubblica di inidizione della consultazione popolare, ma il Colle replica che la formulazione è stata ammessa dalla Cassazione.

referendumPurtroppo si tratta di una iniziativa tardiva se si pensa che “l’Altro quotidiano” già il 18 maggio (circa 5 mesi fa!) aveva lanciato l’allarme su come il quesito è stato formulato e – sorprendentemente – accettato dalla Corte di Cassazione. Avevamo fatto notare che – oltre che ingannevole, in quanto contiene dei giudizi e non dei riferimento al contenuto esatto della riforma –  il quesito che gli elettori troveranno sulla scheda è anche omissivo, cioè pone tre sole domande su una riforma che contiene ben 47 articoli della Costituzione e riguarda una materia ben più ampia di quella sommariamente riassunta nel quesito. Ma quell’allarme non è stato raccolto e si sono lasciati trascorrere 5 mesi dalla data di accettazione del referendum da parte della Cassazione.

Comunque per dovere di cronaca riferiamo che nel ricorso di Sinistra Italiana e M5S  al Tar del Lazio si afferma che “il quesito così formulato finisce per tradursi in una sorta di ‘spot pubblicitario‘, tanto suggestivo quanto incompleto e fuorviante, a favore del governo, che ha preso l’iniziativa della revisione e che ora ne chiede impropriamente la conferma ai cittadini, che non meritano di essere ingannati in modo così plateale”. Il ricorso al Tar Lazio è dunque contro il Decreto del Presidente della Repubblica con cui, indicendo il referendum per il prossimo 4 dicembre, “è stato tra l’altro stabilito il quesito che dovrebbe comparire sulla scheda di votazione”. A presentarlo sono stati gli avvocati Enzo Palumbo e Giuseppe Bozzi (che attualmente difendono i ricorrenti messinesi dinanzi alla Consulta nel giudizio per l’incostituzionalità dell’Italicum), nella loro qualità di elettori e di esponenti del Comitato Liberali per il NO e del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, e i senatori Vito Claudio Crimi (M5S) e Loredana De Petris (Sinistra Italiana-SEL).

Ovviamente dal Quirinale è arrivata la replica, in cui si afferma che “impropriamente si attribuisce alla Presidenza della Repubblica la formulazione del quesito referendario” perché “il quesito che comparirà sulla scheda è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione, in base a quanto previsto dall’art 12 della legge 352 del 1970, e riproduce il titolo della legge quale approvato dal Parlamento”. Insomma il trucco è stato studiato fin dalla presentazione della legge di riforma e in parlamento nessuno ha provveduto, in 4 passaggi tra Senato e Camera, a sollevare la questione del titolo. Ora è difficile che vi si possa porre rimedio.

Comunque Beppe Grillo è fiducioso:Non ho dubbi, vincerà il No, leggete il Financial Times e vedete chi vince. Io la penso come il Financial Times, perché siamo in mano a dei bluffisti, dei giocatori d’azzardo”.

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