Perché Salvini e la Meloni vogliono Berlusconi al Quirinale? Per amor di Draghi!

di SERGIO SIMEONE – La logica non è, con tutta evidenza, il punto di forza del centrodestra. Salvini ha dichiarato più volte che Mario Draghi sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica, ma è troppo bravo a fare il Presidente del Consiglio perché sia tolto da questo ruolo: è quello che più di altri ha le competenze per realizzare il Pnrr e le riforme ad esso connesse; è quello che più di altri ha l’autorità e l’abilità di mediare tra i partiti della composita maggioranza che regge il governo. Draghi pertanto non può essere eletto Presidente della Repubblica.

Già qui c’è una prima incongruenza: il ruolo di Draghi Presidente del Consiglio durerebbe fino alle prossime elezioni politiche, che si svolgeranno nel 2023. Questa grande risorsa a disposizione del Paese verrebbe utilizzata quindi per un solo anno mentre da Presidente della Repubblica potrebbe produrre i suoi benefici effetti per ben sette anni. Un vero e proprio spreco.

Ma questo è niente rispetto alla contraddizione maggiore in cui è caduto il centrodestra. La Lega e Forza Italia, dunque ( soprattutto loro perché Fratelli d’Italia è all’opposizione), sono tanto preoccupate di salvaguardare questo governo da richiedere a Draghi un sacrificio esagerato: sobbarcarsi alla immane fatica di gestire una maggioranza che diverrà sempre più litigiosa con l’approssimarsi delle elezioni, per poi farsi da parte e vedersi sottrarre, a mo’ di ringraziamento, la più ambita meta a cui un uomo possa aspirare, la presidenza della Repubblica. Dovrebbero allora, per coerenza, sforzarsi , quantomeno, di eliminare qualsiasi elemento che possa minare la maggioranza che lo sostiene per rendere più lieve il suo compito. E invece che cosa fanno? Candidano alla presidenza della Repubblica l’uomo più divisivo che attualmente occupa la scena politica italiana, Silvio Berlusconi, la cui elezione avrebbe sul governo Draghi effetti devastanti.

Probabilmente i leader del centrodestra sono però consapevoli che la scelta di Berlusconi candidato alla presidenza della Repubblica contraddice clamorosamente le loro pubbliche dichiarazioni di puntare ad un candidato che raccolga il consenso del più largo arco di forze politiche. Ma non hanno il coraggio di dirlo al diretto interessato e sperano che sia lo stesso ex cavaliere a tirarsi indietro dopo aver constatato che la sua vergognosa questua di voti non gli garantirà l’elezione alla massima carica.

Sono insomma dei pusillanimi. Eppure aspirano a governare l’Italia, compito per il quale il coraggio è una delle doti fondamentali per decidere le scelte da assumere nell’interesse del Paese, sfidando lobby potenti e, a volte, anche l’impopolarità.

*Sergio Simeone, docente di storia e filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil

 

 

Commenta per primo

Lascia un commento