Quando La Pira mi indicò la scelta di Lelio Basso

di NUCCIO FAVA* – Il “passo indietro” annunciato da Pisapia segna un indebolimento del progetto “a sinistra di Renzi”. Non deve però far gettare la spugna dopo quanto espresso al Brancaccio e a piazza Santi Apostoli. Ancora studente della Fuci, incontrai in piazza della Chiesa Nuova Giorgio La Pira che mi presentò Lelio Basso. Erano stati in intenso dialogo durante la Costituente, così differenti per formazione ideologica e politica. La Pira mi raccomandò di seguire da vicino l’itinerario di Lelio Basso, cosa che feci anche quando ruppe con Pietro Nenni e mise in piedi la modesta esperienza del Psiup.

Anche a sinistra il dialogo ed il confronto, nel reciproco rispetto e senza rivendicazioni di primogenitura, sono indispensabili. Il meccanismo del “più uno”, praticato talvolta anche nel sindacato con l’illusione di ampliare spazio e consenso, non assicura buoni frutti. Anzi, sarebbe suicida e in contraddizione con l’ispirazione di quel “campo progressista più largo”con cui si sono caratterizzate le iniziative di Pisapia e Bersani suscitando attese e speranze anche in periferia.

Il tempo stringe ed è comunque un fattore determinante. Non assolutizzerei perciò nemmeno le primarie. A suo modo Renzi le ha fatte, puntando ad una investitura di tipo plebiscitario e continua a sbandierarle come fonte di perenne legittimazione. E invece la sua conduzione da satrapo del partito, le sue sparate giornaliere, insieme alle tante Waterloo collezionate, impongono un ricambio il prima possibile.

*Nuccio Fava, già direttore del Tg1 e del Tg3, nonché delle Tribune politiche Rai.

(Intervento inviato al “Manifesto” come contributo al dibattuto sulla “crisi del centrosinistra”)

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