OSSERVATORIO AMERICANO/ di DOMENICO MACERI/ I candidati del Gop si arrampicano sui muri

Domenico Maceridi Domenico Maceri*/

La costruzione di un muro lungo il confine con il Messico può essere “buona retorica politica, ma il vero obiettivo deve essere quello di controllare il confine”. Con queste parole, l’ex governatore del Texas Rick Perry, che recentemente ha sospeso la sua campagna presidenziale, sembrava del tutto sensibile. Altri candidati che cercano la nomination repubblicana si affannano invece ad eccellere nell’escogitare il piano più oltraggioso nel tentativo disperato di attirare l’attenzione mediatica.

Il vincitore in questa gara è ovviamente Donald Trump che ha accusato gli immigrati messicani di essere poco più che dei criminali. Il successo di Trump nei sondaggi non è dovuto completamente ai suoi feroci attacchi contro gli immigrati. Ciononostante, molti dei suoi avversari hanno cercato di superare Trump sperando di sostituirlo come primo della classe nei sondaggi per la nomination del Gop.

Trump ha promesso di costruire il miglior muro al confine meridionale e di inviare la fattura al governo messicano. Scott Walker, governatore del Wisconsin, vuole costruire due muri, uno lungo il confine con il Messico e un altro lungo quello canadese. Il dottor Ben Carson vuole anche utilizzare i droni per impedire l’ingresso ai clandestini. Il governatore Chris Christie del New Jersey vuole monitorare gli immigrati come fa FedEx. Dopo tutto, gli immigrati possono essere trattati come oggetti.

La gara non sembra finalizzata a conquistare la presidenza degli Stati Uniti ma a conquistare il titolo del più intollerante e ad accaparrarsi i voti di quegli individui che temono che il Paese sia stato invaso da immigrati clandestini. Attirare i voti della fetta di elettorato del GOP dominato dalla paura non è poi così difficile ma è certamente il peggior tipo di arruffianamento.

Naturalmente, l’intolleranza viene giustificata promettendo la protezione della Patria e il rispetto delle leggi. La paura irrazionale dei clandestini significa che devono essere fermati con ogni mezzo disponibile. E anche le leggi devono anche essere modificate. Ecco perché il quattordicesimo emendamento che garantisce la cittadinanza a chi nasce negli Stati Uniti (jus soli), deve essere modificato per eliminare gli “anchor babies”, fermando le madri che entrano nel Paese per fare nascere i loro bambini in America convertendoli in cittadini statunitensi.

La realtà è però molto diversa da questa visione propagandistica. Anche se il confine meridionale continua a essere vulnerabile molto è già stato fatto per rendere l’ingresso negli Stati Uniti difficile, anche se non del tutto impossibile. Il confine con il Messico è lungo 2000 miglia e un muro di 700 miglia è già stato costruito con un costo di 3 milioni di dollari al miglio. Il risultato è stato che entrare negli Stati Uniti è diventato molto difficile e richiede l’uso di coyotes, guide, che hanno aumentato i loro prezzi. Per coloro che sono disposti a rischiare e intraprendere il viaggio da soli significa affrontare grossi pericoli. Alcuni buchi nel muro rimangono, ma sono i percorsi attraverso deserti e difficili terreni montagnosi. Più di 4000 persone sono morte negli ultimi 10 anni su questi percorsi.

Un altro effetto importante della difficoltà di entrare negli Stati Uniti è stato che, una volta entrata nel Paese, la gente rimane, mentre in passato sarebbe ritornata a casa in inverno e tornata dopo un mese. In effetti, la migrazione del passato è diventata immigrazione. Quelli che ce la fanno, restano. Ecco perché abbiamo circa 11 milioni di immigrati irregolari.

Non tutti gli immigranti non autorizzati però sono entrati negli Stati Uniti attraversando il confine meridionale. Si stima che dal 30 al 40 percento di loro siano venuti legalmente  e sono rimasti con visto scaduto. Nessuno ha suggerito un modo adeguato di trattare con queste persone, eccetto il suggerimento scandaloso di Chris Christie che vuole monitorarli come se fossero dei pacchi.

La situazione degli undici milioni di immigrati non autorizzati che hanno messo radice negli Stati Uniti è la sfida più grande  invece della fine assoluta dell’immigrazione clandestina. La soluzione  poco realista di deportarli tutti è stato ripetuta. La soluzione più sensata però era stata approvata dal Senato degli Stati Uniti: era un piano che prevedeva un percorso per l’ottenimento della residenza e l’eventuale cittadinanza; ma il disegno di legge è stato bloccato dalla Camera dominata dai repubblicani.

Il presidente Barack Obama ha cercato, attraverso ordini esecutivi, di mettere alcuni cerotti per aiutare gli immigrati non autorizzati, in particolare i “Dreamers”, gli individui portati nel Paese da bambini. Una soluzione completa, senza la legislazione, non è però stata possibile. Un sondaggio svolto nel maggio di quest’anno ci dice che il 72 per cento degli americani crede che gli immigrati non autorizzati senza reati dovrebbero avere il diritto di rimanerci. Ma con sedici candidati in competizione per le primarie del GOP si sentono solo le loro grida, tutti affamati di attenzione mediatica. Al momento la retorica politica sta vincendo. La realtà sembra invece molto lontana.

*Domenico Maceri

Docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com).

Commenta per primo

Lascia un commento