DOMENICO MACERI/La fede cristiana può sconfiggere il razzismo?

Domenico Maceridi DOMENICO MACERI*/

I rapporti sociali sono migliorati in America ma per quanto riguarda il razzismo “non ne siamo ancora guariti”. Lo ha detto il presidente Barack Obama in un’intervista concessa al giornalista Marc Maron nel suo programma “WTF with Marc Maron”. Obama ha continuato sottolineando che evitare di usare la parola “nigger” dalla conversazione non ci dimostra che i problemi siano scomparsi. La prova più lampante dell’idea di Obama ci è stata offerta dalla recente strage di nove afro-americani nella chiesa di Charleston, in South Carolina. L’accusato del massacro, Dyllan Roof, sembra essere stato spinto al suo orrendo gesto dall’odio razziale, come si vede dalle sue foto con simboli di bandiere del movimento suprematista bianco ma specialmente dalle sue dichiarazioni di volere iniziare una guerra razziale.
La tragica morte dei nove membri della comunità afro-americana durante una lettura della  Bibbia ha riaperto la ferita del razzismo in America. La reazione cristiana dei parenti delle nove vittime, che nelle loro dichiarazioni hanno perdonato il presunto killer, ha risvegliato negli americani la consapevolezza che, nonostante i progressi, il dramma razziale ha molta strada da fare per essere eliminato completamente.  La matrice della strage è stata ovviamente l’arma da fuoco usata da Roof, un regalo fattogli dal padre. Come ha detto Obama, gli Stati Uniti non hanno più malati di mente degli altri Paesi, ma questi  ripetuti eventi tragici che fanno perdere la vita ad innocenti si spiegano con la facile disponibilità delle armi da fuoco.
Non tutti i dettagli sono ancora noti ma le informazioni venute a galla ci conducono alla conclusione che l’odio razziale sia stato il motivo principale. I simboli emersi in foto di Roof con la bandiera confederata hanno scatenato una rivalutazione delle preoccupazioni per il razzismo che da secoli continua a sopravvivere in America. La bandiera confederata che ha continuato a sventolare negli edifici pubblici di parecchi Stati del sud è divenuta l’emblema del razzismo e della sua tolleranza da parte degli americani.  In alcuni Stati come l’Alabama questo simbolo della guerra civile americana, combattuta in grande misura contro la schiavitù, è stato eliminato. Altri Stati come il Mississippi, Virginia, Tennessee, Maryland e North Carolina si apprestano a seguirne l’esempio.
Anche le corporation stanno cooperando. Walmart, Sears, Target e Amazon hanno deciso che non venderanno bandiere o gadget con il simbolo della bandiera confederata.  Ciononostante il simbolo continua ancora a essere visibile in altri luoghi come per esempio nella stessa Carolina del Sud, dove la governatrice Nikki Haley ha però chiesto alla legislatura di eliminarlo. Il problema  è che ci vogliono due terzi dei legislatori per lavare questa macchia dalla coscienza degli americani.
La bandiera confederata ha acquisito la sua potenza come simbolo del retaggio dei bianchi messo in evidenza specialmente subito dopo l’approvazione del Civil Rights Act del 1965, che garantì diritti civili agli afro-americani.  Questi diritti erano stati violati mediante leggi locali e statali chiamate Jim Crow, ideate dalla maggioranza bianca negli Stati del Sud per mantenere la segregazione razziale.
Il Civil Rights Act ha aiutato gli Stati Uniti ad avvicinarsi alla soluzione delle questioni razziali.  Si ricorda che fino al 1958 solo il 38 per cento degli americani avrebbe votato per un presidente afro-americano. In tempi recenti la cifra ha raggiunto il 96 per cento. Il fatto che un afroamericano è divenuto presidente del Paese, cosa impensabile solo alcuni anni fa, ci indica che la maggioranza degli americani ha potuto guardare oltre il colore della pelle nell’elezione del leader nazionale. Ciononostante negli ultimi anni esempi del trattamento di afroamericani da parte di alcuni poliziotti ci hanno ricordato che l’odiato messaggio della bandiera confederata continua ad essere applicato. La strage di Charleston ce lo ha confermato.
Ma se nei casi di Ferguson, Missouri e Baltimora la reazione degli afroamericani è sfociata nella violenza, in questo caso abbiamo visto una situazione diversa. I famigliari delle nove vittime, in un atto di pura carità cristiana, hanno perdonato l’accusato. Una reazione generosa ma anche molto efficace, che ci richiama  direttamente a Cristo. I familiari hanno sostituito l’odio con  l’amore.
Questo amore nato dalla grazia di Dio deve essere nutrito dall’azione della Chiesa. Obama, nel suo elogio funebre alle nove vittime di Charleston, ha citato uno di loro, esemplare per ribadire questo concetto. Clementa Pinckney, il pastore e senatore statale, aveva detto in passato che “la missione della Chiesa oltrepassa le mura della congregazione per raggiungere il luogo di residenza della comunità”. Bisogna dunque agire nella società per eliminare il razzismo. Solo così si onora il sacrificio di Pinckney e delle altre otto vittime.

* Domenico Maceri  è docente di lingue

a Allan Hancock College, Santa Maria, California

(dmaceri@gmail.com) 

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