Quelle parole del giovane calciatore Seid Visin che si è tolto la vita a 20 anni

I funerali di Seid Visin, il 20enne di origine etiope che si è tolto la vita giovedì a Nocera Inferiore, 5 giugno 2021. (foto Ansa per gentile concessione di Telenuova)  

Angoscia e interrogativi, sensi colpa e indignazione, ma anche tanti interrogativi che forse non troveranno mai risposta accompagneranno il rimpianto per la morte del giovane calciatore Seid Visin, 20 anni, di origini etiopi ma adottato da una famiglia italiana, che si è tolto la vita giovedì scorso a Nocera Inferiore (Salerno). Ma mio figlio non si è ammazzato perché vittima di razzismo. E’ sempre stato amato e benvoluto, stamane la chiesa per i suoi funerali era gremita di giovani e famiglie“, dice all’Ansa Walter Visin, padre adottivo di Seid, che a proposito della lettera scritta due anni fa dal giovane dice:Fu uno sfogo, era esasperato dal clima che si respirava in Italia. Ma nessun legame con il suo suicidio, basta speculazioni“. Quanto alle cause dell’accaduto, “non voglio parlare delle questioni personali di mio figlio. Dico solo che era un uomo meraviglioso“.

Il sospetto che Seid Visin si sia tolto la vita come reazione a forme di razzismo di cui si sia sentito oggetto è nato da ciò che aveva scritto due anni fa in quella lettera. Ecco le sue parole: “Adesso, ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone“. Sono state lette integralmente stamane nella chiesa di San Giovanni Battista, accolto da un lungo applauso, nel corso dei funerali. “Buon viaggio campione“, uno dei messaggi affissi all’esterno della chiesa dagli amici che hanno indossato anche magliette con la scritta “Arrivederci fratello. Ciao talento“.

Il ragazzo era nato in Etiopia ed era stato adottato in Italia, da piccolo, da una famiglia che vive a Nocera Inferiore. Aveva giocato nelle giovanili del Milan insieme a Donnarumma e indossato la maglia del Benevento, si era anche impegnato per l’Atletico Vitalica, una squadra di calcio a cinque. Tempo fa aveva scritto quelle parole di sconforto in una lettera mandata ad alcuni amici. “Non sono un immigrato – scriveva – sono stato adottato da piccolo.. ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani non trovano lavoro…Dentro di me è cambiato qualcosa, come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone che non mi conoscevano che ero come loro, che ero italiano, bianco. Facevo battute di pessimo gusto su neri e immigrati…come a sottolineare che non ero uno di loro. Ma era paura. La paura per l’odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati. Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anzichè condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare, il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente ‘vita’“. “Sento gli sguardi schifati per il colore della mia pelle“, scriveva il giovane in quella lettera,”facciamo un po’ schifo. Tutti. Di centro, di destra, di sinistra“.

L’addio di Donnarumma:  “Ho conosciuto Seid appena arrivato a Milano, vivevamo insieme in convitto, sono passati alcuni anni ma non posso e non voglio dimenticare quel suo sorriso incredibile, quella sua gioia di vivere”. Gianluigi Donnarumma, giovane portiere della Nazionale di calcio, racconta all’Ans il suo dolore per un compagno di strada perso troppo presto: “Era un amico, un ragazzo come me”.

Marchisio: “L’Italia ha fallito” – “Un Paese che spinge un giovane ragazzo a fare un gesto così estremo è un Paese che ha fallito”. Claudio Marchisio, ex giocatore della Juve, commenta così il suicidio di Seid Visin, il ventenne di origini etiopi che dopo un paio di stagioni nelle giovanili del Milan era tornato a Nocera Inferiore, dove era cresciuto dopo essere stato adottato da una famiglia italiana.

Patuanelli: “Mi chiedo se ci salveremo da noi” – “Oggi parlano tutti e giustamente di ambiente, di transizione ecologica per salvare il pianeta. A volte mi chiedo se saremo in grado di salvarci da noi stessi”, scrive il capodelegazione M5S nel governo, Stefano Patuanelli, commentando la lettera scritta da Seid Visin. Lettera della quale il padre adottivo, come si è visto, dà una interpretazione diversa.

Comunque resta l’interrogativo: quelle parole di Seid devono incidere o no sui nostri comportamenti di fronte alle tendenze xenofobe che ogni giorno si manifestano non solo verso giovani come lui ma talvolta anche verso persone di colore che sono assurte al ruoli di star non solo nel calcio e in tanti sport ma anche nelle arti, nei vari settori dello spettacolo, degli studi, della cultura?

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