DOMENICO MACERI/ Sul salario minimo negli Usa città e stati alla riscossa

Domenico Maceridi DOMENICO MACERI*/

“L’idea che gli aumenti salariali faranno diminuire l’occupazione è una truffa. Rientra in una tattica intimidatoria”. Lo ha affermato Nick Hanauer, imprenditore e venture capitalist americano. Hanaeur è uno fra i pochi imprenditori a difendere l’aumento del salario minimo. Lo ha fatto già l’anno scorso durante il dibattito  a Seattle, dove è stata affermata la necessità  di aumentare il salario minimo a 15 dollari l’ora, anche se non di colpo ma gradualmente.

In assenza di un’azione federale sul salario minimo bloccato a 7,25 dollari l’ora dal 2009, le città e gli Stati hanno dovuto agire indipendentemente per ridurre il grande divario fra  gli ultra ricchi ed i ceti più poveri. Oltre a Seattle, hanno preso l’iniziativa di aumentare il salario minimo anche San Francisco, Los Angeles, Chicago e Washington D. C.. Da ultimo  lo Stato di New York, dove il salario minimo per i dipendenti dei fast food aumenterà  gradualmente a 15 dollari l’ora in tre anni. La proposta si applicherà a tutti i fast food con trenta o più punti di vendita.  Si calcola che 140.000 dipendenti beneficeranno dall’aumento.

Quasi contemporaneamente a questo annuncio si viene a sapere che anche l’Università della California aumenterà il salario minimo per i suoi dipendenti a quindici dollari l’ora. L’aumento non si applicherà agli studenti che fanno lavoretti per l’Università  con meno di venti ore settimanali lavorative.

Questi aumenti del salario minimo avvengono principalmente in Blue States, controllati da legislature democratiche, che tendono a spingere per i lavoratori ed il loro benessere. Ciononostante anche in alcune città di Red States qualcosa si sta muovendo. Piccoli aumenti al salario minimo sono in programma anche in Kansas City, Missouri, Santa Fe, New Mexico e Louisville, Kentucky.

Fa eccezione l’Oklahoma, dove la legislatura statale dominata dai repubblicani ha approvato una legge che proibisce alle città di aumentare il salario minimo.

Questa antipatia dei repubblicani agli aumenti del salario minimo è riflessa anche nei  candidati alla nomination del Gop. Il tema non è stato menzionato né dai moderatori né dai candidati nel recentissimo dibattito. Uno dei primi della classe fra la folla dei candidati repubblicani, il governatore Scott Walker, ha in passato deriso il concetto del salario minimo dicendo che si tratta di “un’idea patetica”.

Patetica è ovviamente l’incapacità di vedere i bisogni di quelli che lavorano per 7,25 l’ora, che non riescono ad arrivare a fine mese. Più patetico ancora è il fatto che non pochi di questi individui che percepiscono il salario minimo devono fare uso della sanità del Medicaid pagata dai contribuenti invece che dalle loro aziende. Altri  ricorrono alla food stamps, la social card che gli permette di comprare cibo gratis. In effetti, il salario minimo di 7,25 dollari crea una situazione in cui i contribuenti sono costretti a fornire sussidi alle aziende creando il cosiddetto corporate welfare.

 L’altra grande obiezione dei repubblicani all’aumento del salario minimo è la tesi che esso riduce i posti di lavoro. La realtà però ci dice il contrario. Nella città di Seattle, per esempio, una delle prime città a stabilire il salario minimo a 15 dollari l’ora, la disoccupazione è scesa dal 4,4 percento dell’anno scorso al 3 percento attuale.

L’altro argomento spesso citato per contrastare l’aumento del salario minimo è che i costi di produzione aumenteranno e quindi i consumatori ne faranno le spese. La catena di ristoranti Chipotle ha annunciato che ciò è successo per i loro ristoranti di San Francisco. Si è poi saputo che la ragione degli aumenti è dovuta ai costi degli affitti, che nella città della baia californiana sono molto alti e continuano ad aumentare. A Seattle, invece, Chipotle non ha aumentato i prezzi .

I candidati alle primarie democratiche si sono in generale schierati a favore degli aumenti, primo fra tutti Bernie Sanders, il cosiddetto socialista. Sanders vuole che quindici dollari l’ora sia il salario minimo a livello federale. Infatti, il senatore del Vermont ha presentato un disegno di legge per metterlo in pratica. Non avrà successo perché ambedue le camere legislative a Washington sono  nelle mani dei repubblicani.

 Hillary Clinton, invece, la prima della classe, ha esitato ad abbracciare esplicitamente l’aumento, anche se in una conversazione con dipendenti del fast food a Detroit ha dichiarato di volere essere la “loro paladina”.

Non è d’accordo Nigel Travis, amministratore delegato di Dunkins Donuts, la catena statunitense di caffè e ciambelle. Travis  nel 2014 ha guadagnato 10, 2 milioni di dollari, ossia quasi cinquemila dollari l’ora. Secondo lui 15 dollari l’ora per i suoi dipendenti è  però “assolutamente scandaloso”.

Ciò che è invece scandaloso è lavorare e non potere oltrepassare la soglia della povertà perché il salario minimo è troppo basso. Uno scandalo economico e politico ma soprattutto morale.

*Domenico Maceri

Docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com). 

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