ADDIO GOVERNO GIALLO-VERDE. No di Mattarella al ministro Savona e Conte rinuncia all’incarico

Il tentativo del professor Giuseppe Conte di formare il governo è sfumato miseramente e drammaticamente perché della sua lista di ministri, presentata questa sera  al presidente della Repubblica, non è stato accettato da Mattarella un nome, quello di Paolo Savona per l’Economia. E per questo motivo viene ora agitato contro di lui lo spettro della richiesta di messa in stato di accusa per “alto tradimento”. Mai nei settant’anni di Repubblica si erano vissuti momenti tanto drammatici, di cui non si possono facilmente prevedere gli sbocchi.

Ecco in sintesi il diario di questa giornata domenicale, che nel pomeriggio è andata precipitando, prima  sotto il segno dell’incertezza, poi sotto il segno della drammatizzazione.

Iniziamo dalla fine. Alle ore 19 il presidente incaricato Giuseppe Conte si è recato al Quirinale con la lista dei ministri, ma ne è uscito dopo un’ora con l’annuncio della rinunzia al mandato dopo aver ringraziato M5s e Lega per averlo designato e il presidente della Repubblica per avergli conferito il mandato. «Vi assicuro – ha concluso – che ho profuso il massimo sforzo e attenzione a questo sforzo, in un clima di piena collaborazione con le forze politiche che mi hanno designato».

Subito dopo ha parlato lo stesso Mattarella.  «Ho agevolato – ha detto – il tentativo di dar vita a un governo tra M5s e Lega, ho atteso i tempi per farlo approvare dalle basi militanti, e sono stato persino criticato per questo. Ho accolto i nomi di  tutti i ministri meno uno, assumendomene la responsabilità istituzionale, perché il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha subìto né può subire imposizione. L’incertezza della nostra posizione nell’Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende. L’aumento dello spread aumenta debito e riduce la possibilità di spese in campo sociale. Questo brucia risorse e risparmi delle aziende e prefigura rischi per le famiglie e i cittadini italiani, con un rischio anche per i mutui. La decisione di non accettare il ministro dell’Economia non l’ho presa a cuor leggero. Ora da alcune forze politiche mi si chiede di andare alle elezioni. Prenderò delle decisioni sulla base dell’evoluzione della situazione alle Camere».

Nel pomeriggio, prima dell’incontro con Conte, Sergio Mattarella aveva avuto due lunghi colloqui riservati al Colle, separatamente, prima con Matteo Salvini poi con Luigi Di Maio. Ma Mattarella – avevano spiegato fonti parlamentari del M5S –, avrebbe posto un veto sulla scelta di Paolo Savona (foto) a capo del Ministero dell’Economia. Scelta che, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari leghiste, Salvini nel corso dell’incontro avrebbe invece confermato: «Se il professor Savona non può fare il ministro perché ha il difetto di difendere i cittadini italiani mettendo in discussione le regole europee, allora io se vado al governo ci porto il prof. Savona», ha detto Salvini in un comizio a Terni. E ha aggiunto: «Mai servi di nessuno. Mai!». Sulla stessa linea Di Maio a nome dei Cinquestelle.

Un’ora più tardi dal Quirinale la notizia della convocazione del professor Cottarelli (l’uomo che tentò invano di realizzare la spending review) presumibilmente per ricevere l’incarico di formare un “governo del presidente”, che porterà l’Italia alle elezioni in autunno.

 

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