Altre devastazioni e lutti procurati dall’aggressione di Putin all’Ucraina in risposta alle ulteriori forniture di armi dell’Occidente a Zelensky. E le prospettive di una tregua e di una trattativa si allontanano

La folle tattica adottata dai governi occidentali (sulla scia della linea di Biden) consistente nel fornire armi agli ucraini  per tentare di contrastare la sanguinosa e massiccia aggressione della Russia all’Ucraina, anziché costringere Putin ad un negoziato continua a produrre, come terribile effetto, il sanguinoso inasprimento della reazione del cao del Cremlino, con ulteriori devastazioni di città e villaggi e stragi di vite umane di un popolo incolpevole (oltre che di giovani russi mandati allo sbaraglio dal cinico capo del Cremlino). L’ultimo bilancio di oggi parla di  27 persone sotto le macerie di un edificio residenziale colpito da un missile Uragan nella cittadina di Chasiv Yar, nella regione di Donetsk dell’Ucraina orientale.  Inoltre “durante le operazioni di soccorso, sono stati trovati 15 morti sulla scena e cinque persone sono state estratte dalle macerie”, ha scritto su Facebook la sezione locale del Servizio di emergenza ucraino.  Inizialmente il presidente dell’amministrazione militare regionale, Pavel Kirilenko, aveva reso noto che sei persone avevano perso la vita e altre 30, incluso un bambino di nove anni,  sono intrappolate in queste ore sotto le macerie dell’edificio.

Inoltre sono circa 592.000 i cittadini ucraini che non hanno accesso all’energia elettrica. Lo ha comunicato il Ministero dell’Energia di Kiev precisando che la maggior parte si trovano nelle regioni di Donetsk (350.000), Luhansk (130.000), Mykolaiv (30.000) e Kharkiv (28.000).

“Nelle ultime 24 ore, l’elettricità è stata ripristinata a 22.300 consumatori che sono stati tagliati fuori a causa delle ostilità. In particolare, 11.900 a Donetsk Oblast, 6.800 a Mykolaiv, 2.800 a Kharkiv e 800 a Zaporizhia”, scrive in una nota il ministero, aggiungendo che in alcune aree i lavori di ripristino di emergenza sono complicati a causa dell’intensificarsi delle ostilità, delle operazioni di sminamento e del verificarsi di nuovi danni alle reti elettriche.

Insomma, avere assecondato acriticamente le richieste del presidente ucraino Zelensky (che continua a comportarsi nella realtà, stimolatoanche  dai “pellegrinaggi” di capi di governo occidentali,  come se stesse ancora interpretando lo sceneggiato televisivo “Servitore del popolo” che lo ha reso popolare nel suo Paese al punto da essere eletto con il 73% dei voti) senza valutare la prevedibile e criminale reazione di Putin, con le tragiche conseguenze che essa avrebbe comportato e comporterà per le sorti dell’Ucraina) ha distolto dall’obiettivo più opportuno e razionale, che era quello di  costringere il dittatore russo ad una trattativa senza che questa potesse apparire un suo cedimento quando (tra febbraio e marzo) la ipotizzata “guerra lampo” risultava impraticabile e le sanzioni dell’Occidente non erano state ancora messe in pratica. Evidentemente era ciò che intendeva dire il presidente francese Macron, quando consigliava di costringere Putin alla trattativa senza “umiliarlo”.

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