Donald Trump, nell’annunciare ufficialmente che la sede dell’ambasciata americana ad Israele verrà spostata da Tel Aviv a Gerusalemme (annuncio che ha provocato allarme e reazioni negative in tutto il mondo arabo, ma anche da parte dell’Onu e dell’Europa e della Turchia) si è detto convinto che questa mossa aiuterà la sua intenzione di favorire il processo di pace tra Israele e Palestina.
Ecco con quali affermazioni ha manifestato questa sua convinzione, che è anche un impegno:
«Gerusalemme deve restare aperta a cristiani, musulmani ed ebrei».
«La pace in Medio Oriente è necessaria per espellere il radicalismo».
«Farò tutto ciò che è in mio potere per un accordo di pace israelo-palestinese che sia accettabile per entrambe le parti. E gli Stati Uniti continuano a sostenere la soluzione dei due Stati».
«Non possiamo risolvere la questione mediorientale con il vecchio approccio, ne serve uno nuovo».
E infine il saluto bipartisan: «Dio benedica gli israeliani, Dio benedica i palestinesi».
Basteranno queste rassicurazioni a placare gli animi, ad evitare che i rapporti con il mondo arabo si inaspriscano e che i conflitti nel Medio oriente si infiammino pericolosamente? Insomma, a che gioco sta giocando il presidente degli Stati Uniti? (e. s.)
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