TERRORISMO. Strage di poliziotti per un attentato in Libia. Marocchino ucciso a Parigi davanti a un commissariato

Due episodi di terrorismo oggi a Parigi e in Libia, molto diversi e con epiloghi altrettanto diversi, ma avvenuti a breve distanza di tempo l’uno dall’altro. Che fanno ammettere al presidente francese Hollande: “Sulla Francia pesa una minaccia spaventosa”. In realtà non solo sulla Francia. Ma vediamo i due episodi in dettaglio.

Zliten strageCARNEFICINA IN LIBIA. Un camion imbottito di esplosivo è stato lanciato contro un centro addestramento della polizia a Zliten ha provocato la morte di almeno 60 poliziotti e molti feriti: tutti i quattro ospedali della zona sono in emergenza in seguito all’attentato, l’ospedale di Misurata, che dista 60 chilometri da Zliten, ha chiesto ai cittadini di donare sangue.

Il camion-bomba è stato una “operazione di martirio”, secondo Aamaq, gruppo editoriale collegato all’Isis, che tuttavia non rivendica direttamente l’attentato terroristico.

Inoltre 7 le cisterne in fiamme presso i terminal petroliferi libici a causa di combattimenti fra guardie delle installazioni e jihadisti dell’Isis. Cinque sono a Sidra e due a Ras Lanuf, terminal situati ad est di Sirte e interessati da combattimenti sin da lunedì. I vigili del fuoco non riescono a raggiungere i porti per domare le fiamme.
Marocchino a ParigiGESTO INDIVIDUALE A PARIGI
. Ad un anno dalla strage nella redazione della rivista satirica “Charie Hebdo”, stamattina un marocchino di 20 anni, armato di coltello e con una cintura esplosiva poi rivelatasi finta, ha minacciato un assalto al commissariato La goutte d’or, nella zona di Montmartre. Poi è stato ucciso. Aveva un coltello da macellaio. L’arma, che alcuni testimoni affermano di non aver visto in mano all’uomo, già noto alla polizia per essere stato arrestato dopo un furto commesso nel 2013, è visibile in una fotografia scattata da una giornalista che abita di fronte e che ha immortalato la scena. Il grosso coltello appare abbandonato vicino al corpo dell’uomo ucciso, nel canaletto di scolo fra il marciapiede e la strada.

L’uomo ucciso aveva un disegno con bandiera dell’Isis e una rivendicazione manoscritta in arabo, dove si legge di  “atto per vendicare i morti in Siria”, e dove l’uomo giura fedeltà all’autoproclamato califfo dell’Isis, Al-Baghdadi.

Tuttavia una testimone sostiene che il marocchino “non aveva  un atteggiamento aggressivo”.  “Ero a pochi metri di distanza. Ho visto perfettamente quell’individuo avvicinarsi agli agenti schierati all’ingresso. Quelli gli hanno chiesto di indietreggiare, lui ha fatto due passi indietro, poi ha ricominciato a camminare verso di loro. Aveva le mani alzate e nessun coltello. Ma la polizia ha aperto il fuoco uccidendolo con tre colpi”.

Il portavoce del ministero dell’Interno, che da subito si era mostrato cauto limitandosi a dire che l’uomo indossava “un dispositivo che potrebbe essere una cintura esplosiva”, ha spiegato che “secondo le prime informazioni che ci sono state riferite, l’uomo avrebbe agito da solo”. Sull’accaduto, ha aggiunto, “bisogna essere estremamente prudenti, è presto per parlare di atto terroristico”.

L’uomo ha anche gridato “Allah Akbar”, “Allah è grande”: è quanto riferisce il ministero francese dell’Interno.

15 anni a reclutatore legato attacco Charlie Il super-ricercato francese Salim Benghalem, uno dei dieci uomini più pericolosi dell’Isis secondo le autorità Usa, sospettato di essere uno dei mandanti dell’attacco a Charlie Hebdo, è stato condannato in contumacia dal tribunale di Parigi a 15 anni di reclusione per il suo ruolo di reclutatore di combattenti verso Siria e Iraq.

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