ORA DI PUNTA/ Campagna acquisti o campagna a perdere?

di ENNIO SIMEONE – Dopo l’ultima della serie di sconfitte elettorali inanellate dal Pd a guida Renzi in tutte le elezioni seguite, negli ultimi 3 anni, alle europee del maggio 2014 (dove ottenne il 40 per cento comprato con il bonus di 80 euro elargito a spese dello Stato a dieci milioni di italiani con reddito garantito), è partita la singolare campagna delle alleanze, offerte a coloro che sono stati allontanati dall’arroganza dello statista di Rignano sull’Arno o  che si sono allontanati per le scelte legislative del governo  guidato dal medesimo (che è anche capo del partito), scelte che nulla hanno a che vedere con una politica, non diciamo di sinistra, ma almeno di centrosinistra.

L’aspetto quasi comico, se non fosse tragicamente triste, della vicenda è che le profferte che l’ambasciatore renziano Piero Fassino sta prospettando ai vari personaggi del “campo” di sinistra hanno il solo scopo di mettere in piedi una sorta di alleanza composta da un puzzle di liste, il cui compito sarebbe in definitiva quello di raccattare voti da portare al Pd alle prossime elezioni politiche. L’operazione si rende necessaria a causa della scellerata legge elettorale imposta a colpi di voti di fiducia da un governo che non c’entrava nulla, perché presieduto da un signore, Paolo Gentiloni, il quale aveva giurato che non si sarebbe occupato di legge elettorale, essendo questo un compito esclusivo del parlamento. Ma ora Renzi si è accorto che il famoso “Rosatellum”, concepito per fregare i Cinquestelle (che non fanno alleanze), finisce per fregare anche il suo Pd e per  agevolare il centrodestra, che, bene o male, un qualche collante, sia pur precario, lo sta trovando, come è accaduto in Sicilia.

Tra i personaggi incontrati da Fassino pare che ve ne siano alcuni disposti a prestarsi al gioco, non si sa a quali condizioni o con quali speranze di ricompensa. Tra questi spicca il consueto (e ormai consunto) Pisapia, che sostiene di aver avuto l’incoraggiamento di Prodi,  il quale il 4 dicembre si distinse per un tribolato sì in extremis al referendum istituzionale e ora fa il bis avvertendo però che comunque non vi sarà una sua lista tra quelle “satelliti” del Pd. Speriamo, ora, che non si facciano irretire i leader delle altre formazioni di sinistra (Mdp di Bersani, D’Alema, Speranza, eccetera, Possibile di Civati, Sinistra italiana di Fratoianni e Fassina, l’Alleanza per la democrazia di Tomaso Mantovani e Anna Falcone). Perché questo tentativo di soffocante abbraccio affidato da Renzi all’ossuto Fassino è visto con diffidenza, per non dire con disgusto, dall’elettorato di sinistra. E avrebbe l’unico effetto di far perdere altri voti a tutti: al Pd e a questi gruppi. Che ci perderebbero anche la faccia.

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