NUCCIO FAVA/ Una disaffezione al voto che fa riflettere

di Nuccio Fava

La partecipazione al voto ha mediamente subito una perdita di 10 punti rispetto al 2000. In sostanza un elettore su due non si è recato alle urne. Questo dovrebbe preoccupare ed esigere una riflessione molto più seria ed approfondita di quanto non sia finora avvenuto. Al fondo è un problema che riguarda la qualità della nostra democrazia e la sua capacità di rappresentare al meglio la volontà dei cittadini. Non credo che il modo in cui sono stati affrontati i problemi della scuola, della legge elettorale e, soprattutto della disoccupazione giovanile e il reddito delle famiglie abbiano rappresentato una sollecitazione a votare. Ha pesato inoltre moltissimo la diffusa corruzione che riguarda anche pubblica amministrazione e partiti, e che non invoglia certo ad avere fiducia nel voto. In larga misura questa insoddisfazione e sfiducia ha ingrossato, oltre le stesse previsioni, cinque stelle e lega. Quest’ultima in particolare ha primeggiato rispetto a forza Italia. Berlusconi ha costruito il suo capolavoro in Liguria con Giovanni Toti, ma ha registrato un disastro in Puglia e non solo.

Con il successo di Salvini, prevale una linea, meno estremistica ed anti-europea, che difficilmente potrebbe rappresentare un avanzamento verso una possibile alternanza al centro sinistra.

Esce sicuramente vincitore il movimento di Grillo, che riprende l’irruenza delle origini e cresce in tutte le aree del paese. Col risultato di fare emergere una nuova classe dirigente che potrebbe favorire una evoluzione sui temi delle alleanze e del governo.

In questo complessivo contesto le apparenti vittorie numeriche di Renzi, si accompagnano ad una condizione politica più precaria. La sconfitta in Liguria è lo smacco che brucia di più, già per le angustie registrate sin dai tempi delle primarie e l’uscita di Cofferati. Anche perché si acuisce il contrasto con la minoranza di sinistra, già esploso con inusitata durezza dopo la vicenda degli impresentabili. Il caso Bindi pone comunque in evidenza il tema della legalità, che in particolare riguarda la legge Severino. L’elezione in Campania di De Luca forse pone più problemi che esultanza di vittoria. Gli stessi risultati di Renzi in Toscana ed in Puglia, si realizzano con due candidati insediati molto bene sul territorio ma espressione di linee politiche non sempre in consonanza con Renzi. Il presidente-segretario esce dunque ammaccato e con problemi su un doppio fronte: quelli di partito e di rapporti con la sinistra, a cominciare dall’elezione del capogruppo alla Camera, dopo le dimissioni di Speranza, per insanabili dissensi sul “Renzullum”. L’altra grande questione è ovviamente l’azione del governo e la sua efficacia rispetto alle importanti scadenze in Italia e in Europa.

Commenta per primo

Lascia un commento