Napolitano: “Alle urne alla scadenza naturale, non per convenienze personali”

E’ ormai scontro aperto su elezioni anticipate e legge elettorale sia all’interno del Pd sia tra i partiti, con uno schieramento inedito a sostengo dello slogan “Al voto subito”: quello che vede in sintonia Renzi, Grillo e il duo Salvini-Meloni. Su un fronte opposto, a sostegno della tesi che non si può andare alle urne con una legge che può risultare dalla maldestra cucitura delle contestazioni della Corte Costituzionale, si trovano una parte del Pd (soprattutto una larga minoranza con in testa Bersani, D’Alema, Speranza), Sinistra italiana, Forza Italia, ed altri spicchi del mondo politico, crisi è aggiunta – a sorpresa – la voce di Giorgio Napolitano (foto). Il quale ha affermato – ricevendo gli insulti di Salvini – che “in un paese normale si va alle urne alla scadenza naturale e non in base alle convenienze personali”.   L’allusione a Renzi è chiara, e pesante per l’ex capo del governo, che pare  ne sia rimasto molto contrariato.

Iniziamo con la battaglia interna al Pd, dove la minoranza torna a premere perché sia indetto il congresso del partito e attacca con forza il segretario Matteo Renzi. “Ha sbagliato non solo tutto il resto, ma anche a fare legge elettorale. E ci ha portato, attraverso la Corte costituzionale, alla prima Repubblica”, attacca il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, su Radio24. Per Emiliano, “la gravità dei danni che Renzi ha provocato al Paese e al Pd sono senza precedenti; e al di là del fatto che oggi non scrive niente nessuno, nei libri di storia ci saranno queste cose”. “E, anche se dubito che qualcuno parlerà di me nei libri di storia, io vorrei evitare di stare dalla parte sbagliata”. “Ho l’impressione che né a destra, né il M5s, né noi siamo pronti con una idea da presentare alle elezioni. Si va alle elezioni solo per salvare una classe politica e probabilmente un segretario del partito che se facesse il congresso verrebbe travolto”, ha proseguito Emiliano, che potrebbe essere uno degli sfidanti di Renzi per la guida del Partito democratico, non escludendo un’ipotesi di scissione (“Se io capisco che il Pd è stato oggetto di un golpe, e quindi di una appropriazione al di là delle regole della politica e della democrazia, è chiaro che non posso rimanere”), ma prendendone allo stesso tempo le distanze: “Il mio timore è che le due parti che stanno colluttando (Renzi e D’Alema, ndr) in questo momento sui giornali, qualche volta trascinando dentro anche me, in realtà abbiano una reciproca convenienza alla scissione, soprattutto alla luce della nuova legge elettorale. Però noi militanti, ed è per questo che ho lanciato la raccolta di firme per un referendum sulla questione del congresso prima delle elezioni, abbiamo il dovere di batterci fino all’ultimo perché questa scissione non ci sia”.

“Se Renzi forza, rifiutando il Congresso e una qualunque altra forma di confronto e di contendibilità della linea politica e della leadership per andare al voto, è finito il Pd. E non nasce la cosa 3 di D’Alema, di Bersani o di altri, ma un soggetto ulivista, largo plurale, democratico”: così Pier Luigi Bersani intervistato da Huffington Post. “Non incontro Renzi, parlo in pubblico. E mi piacerebbe farlo nel Pd, dove è preoccupante il restringimento degli spazi democratici”, afferma Bersani.

Il presidente Pd Matteo Orfini tenta di mettere una toppa: “Possiamo convocare il congresso da giugno in poi. Qualora ci dovesse essere un’accelerazione sul voto, non faremo in tempo a fare il congresso ma se c’è l’esigenza di ridiscutere con quale candidato andiamo alle elezioni, come chiede Bersani, potremmo tranquillamente trovare il modo di fare le primarie prima delle elezioni. Lo dico da presidente del partito che garantisce lo statuto”. “Il segretario del partito non ha intenzione di sottrarsi”, assicura. Poi dice: “Cerchiamo di dar seguito all’invito del presidente della Repubblica di rendere omogenee le leggi elettorali. La soluzione più semplice e realistica, dopo che hanno detto no al Mattarellum, è estendere la legge della Consulta al Senato”, ha detto Orfini sull’ipotesi di accordo sulla proposta M5s. Lo sbarramento “secondo me dovrebbe restare all’8%. Ragioneremo con tutti ma col proporzionale uno sbarramento alto evita la frammentazione, con una correzione maggioritaria che favorisce governabilità”.

“Io credo alla necessità di un rinnovamento del centrosinistra – ha detto Massimo D’Alema rispondendo alle domande dei giornalisti su chi potrebbe guidare un possibile nuovo Pd -, ma se si dovesse arrivare a definire una prospettiva o congressuale o elettorale di alternativa a Renzi, certamente non sarei io questa alternativa”. Il peso di un eventuale partito alternativo? “I numeri non li ho creati io – chiarisce – sono due sondaggi che danno l’eventuale partito tra l’11 e il 14%”.

Commenta per primo

Lascia un commento