La “Leopolda 2015” nel segno del “partito della nazione”?

Leopolda 2015Il clima della vigilia era disteso. Nessuna contrapposizione tra la Leopolda renziana a Firenze e la manifestazione della minoranza Pd in contemporanea a Roma. “Non sarà un contro-Leopolda”, ha spiegato in questi giorni Gianni Cuperlo. Matteo Renzi, da parte sua, aveva cercato di stemperare i distinguo ed era stata molto apprezzata la presenza del premier ai funerali di Antonio Luongo, il segretario regionale della Basilicata a cui era legatissimo Roberto Speranza.

Poi l’intervista a Dario Nardella oggi al Corriere. ‘Lo schema destra-sinistra è superato. La formula è il partito della Nazione’. Un duro colpo alla temporanea ‘tregua’ tra le componenti dem e una tempistica che, inevitabilmente, scalda i toni alla vigilia di un week end denso di iniziative tra la Leopolda, la minoranza e la manifestazione di Sinistra Italiana a Napoli. “Una prospettiva sbagliata e inaccettabile”, dice Speranza quando gli viene chiesto un commento alle parole di Nardella.

Il sindaco di Firenze non è nuovo ad affondi di questo tipo. Nel mondo renziano il ‘compito’ di Nardella è spesso quello di spingersi un po’ più in là, di anticipare i temi. Una dinamica nota anche alla minoranza dem che domani a Roma organizza una manifestazione per dire che, al contrario, il Pd deve restare “il cardine del centrosinistra”.

Anche Sel interviene sull’intervista a Nardella. Dice il coordinatore Nicola Fratoianni: “Dopo molte discussioni mi pare che la risposta del Partito Democratico alla lettera dei sindaci sul centrosinistra la dia oggi Dario Nardella, sindaco di Firenze, autorevole esponente del Pd e molto vicino a Matteo Renzi, nell’intervista al Corriere della Sera: ‘Mi pare la nostalgia per la restaurazione impossibile. Lo schema destra-sinistra è superato. La formula è il Partito della Nazione’. Più chiaro di così…”.

Il fine settimana si preannuncia dunque vivace. E non solo dal punto di vista politico. A Firenze è stata data l’autorizzazione al sit in, davanti alla Leopolda, dei correntisti che hanno perso i loro risparmi a seguito del ‘salva banche’ e sta iniziando a salire l’attenzione su Maria Elena Boschi accostata, suo malgrado alla vicenda, per il ruolo di suo padre nei vertici di banca Etruria. Roberto Saviano ha dato il via alla cosa parlando di ‘conflitto di interessi’ e ‘problema politico enorme’. E nel Pd ci si aspetta che sia solo l’inizio. (AdnKronos)

LA PRIMA GIORNATA. Ancora la storia dei “gufi”

“Senza Leopolda non sarei a Palazzo Chigi. Ma la generazione Leopolda è in posti difficili, non solo a Roma, e ci mette la faccia”. Esordisce così quest’anno Matteo Renzi all’apertura della kermesse fiorentina che lo lanciò sulla scena nazionale da ‘rottamatore’ sei anni fa. Ed è il momento delle rivendicazioni di quanto fatto, a dispetto degli “amici gufi – dice – che non passeranno un buon inverno”.

Fuori, c’è l’eco delle proteste degli obbligazionisti delle quattro banche salvate dal governo, che domenica scenderanno in piazza a Firenze. E il ritorno alla Leopolda è turbato dalla richiesta di dimissioni dello scrittore Roberto Saviano al ministro e volto storico della kermesse fiorentina, Maria Elena Boschi. I renziani nel sottopalco si scatenano: “Saviano come Salvini?”, domanda Ernesto Carbone. Ma il premier per il momento decide di non entrare direttamente in polemica: in mattinata afferma che è “quanto mai urgente” la riforma del sistema del credito e resta persuaso che agli attacchi il governo abbia già risposto con le sue azioni. E la prima serata fiorentina serve proprio a rivendicare quanto fatto e difendere il “metodo Leopolda”. “Ogni volta che prendo decisioni difficili, penso a quello che direi per giustificare le scelte di fronte al popolo della Leopolda”, racconta Renzi, che difende il carattere politico, non partitico, della kermesse, invitando le “correnti” a tenersi alla larga. E attacca l’opposizione che “fa la ola” ogni volta che i dati economici vanno male, con buona dose di “tafazzismo”. La serata è dunque scandita da video “scandalosamente di propaganda, come quelli dei talk show, ma in positivo”, sorride Renzi. Il premier inizia un po’ rigido, in giacca e cravatta blu. Poi ironizza sui ‘leopoldini’ che lo applaudono a ogni battuta (“Il culto della personalità no”) e di lì in poi si scioglie, resta in maniche di camicia e, da padrone di casa, dà il via a una ‘compilation’ di video sull’azione del governo: “Ci siamo stancati di vedere sempre video negativi, ora li distribuiamo sui social e partiamo con la propaganda”.

Si parte dal lavoro, con l’intervento di Teresa Bellanova, sottosegretario e “storica sindacalista”. E il leader Dem non manca l’occasione di una battuta sul suo burrascoso rapporto con i sindacati: “Faccio notare che apriamo con una storica sindacalista… Domani è l’anniversario dello sciopero generale, lo celebreremo con una clip”. Ma già stasera in un video si legge: “Essere di sinistra non è difendere i totem ideologici della sinistra”. E poi la scuola, “il campo su cui siamo più criticati”, la Rai – con l’intervento del consigliere Marco Fortis – e naturalmente Expo, con l’intervento di Giuseppe Sala, che tra po’ smetterà i panni di commissario per vestire quelli di candidato alle primarie e nel retropalco incontra Renzi. Non manca, naturalmente, un pensiero alle vicende internazionali: “I terroristi vogliono distruggere ciò che abbiamo e ciò che siamo”, sottolinea il premier. E allora l’unica risposta possibile, ribadisce, è “la difesa della nostra identità” e la cultura: “Non vogliamo essere dei numerini ma uomini, non delle bestie che vivacchiano”. La platea è gremita e variegata: niente bandiere di partito. Ci sono parlamentari della maggioranza Pd e membri del governo ( che domani parteciperanno ad un vero e proprio question time stile Parlamento) ma per ora nessuno dei volti noti che hanno caratterizzato le edizioni del passato: “Non abbiamo invitato i famosi, piuttosto qualcuno è diventato famoso grazie alla Leopolda”.

Per domenica si annuncia però la presenza di un’ospite scomoda: Francesca Immacolata Chaouki, imputata nel processo Vatileaks. “Renzi è l’unico che può salvare l’Italia”, dichiara. “Non venga per farsi pubblicità”, commenta il ministro Graziano Delrio. E lei, piccata: “Delrio, stai sereno…”.

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