MORIRE SUL LAVORO/ Giovane operaia stritolata dagli ingranaggi della macchina alla quale stava lavorando nell’azienda tessile in Toscana

Luana D’Orazio in una foto tratta dal suo profilo Instagram 

Avrebbe compiuto 23 anni a giugno Luana D’Orazio, l’operaia tessile morta stritolata negli ingranaggi della macchina alla quale stava lavorando nell’azienda tessile  in provincia di Prato. Accanto a lei c’era un collega, però girato di spalle: quando si è voltato ha visto con orrore quello che era successo, ma dice di “non aver udito neppure un grido di aiuto”.

Il procuratore capo di Prato, Giuseppe Nicolosi, che conduce l’inchiesta sulla morte di Luana, dice: «Siamo al lavoro per capire  che cosa non ha funzionato nel macchinario, compresa la fotocellula di sicurezza. Abbiamo ricevuto i rilievi e nelle prossime ore nomineremo dei periti per gli accertamenti tecnici sui documenti raccolti dalla polizia giudiziaria. Speriamo di poter eseguire presto anche l’autopsia sul corpo della giovane, per cui abbiamo già dato mandato». Secondo una prima ricostruzione, Luana sarebbe rimasta impigliata nel rullo del macchinario a cui stava lavorando venendo poi trascinata. Accanto a lei c’era un collega, girato di spalle: quando si è voltato ha visto quello che era successo, ma dice di “non aver udito grida di aiuto”. L’allarme è scattato subito, sul posto arrivati, oltre ai vigili, carabinieri e sanitari, ma i soccorsi sono risultati vani. Intervenuti anche i tecnici della Asl Toscana centro: hanno posto sotto sequestro macchinario e circostante area per la verifica dei dispositivi di sicurezza. La magistratura ha disposto l’autopsia.

Tra Prato e Pistoia è il secondo infortunio mortale in un’azienda tessile quest’anno: il 2 febbraio Sabri Jaballah, 23 anni, aveva perso la vita schiacciato da una pressa a Montale. Lo ricordano anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil di Prato, che stanno organizzando una “forte azione di mobilitazione” per venerdì. Sulle cause attendono gli accertamenti della magistratura ma intanto, sottolineano, non si può “non rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa: per lo schiacciamento in un macchinario, per la caduta da un tetto. Non sembra cambiato niente, nonostante lo sviluppo tecnologico dei macchinari e dei sistemi di sicurezza.

Si dice “sgomento” il sindaco di Montemurlo, Simone Calamai: “Covid e pandemia rischiano di farci perdere di vista il problema delle morti sul lavoro”. Di “grande senso di ingiustizia, di rabbia e dolore immenso” parla Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, il cui pensiero “va alla madre e al padre di questa ragazza, al figlio piccolo e al fratello”. “Non si può morire sul lavoro a nessuna età”, le parole del governatore Eugenio Giani secondo cui questa tragedia “chiama ancora una volta alla responsabilità di tutti”. “Morire così non è accettabile” afferma il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, “un’altra tragedia che ci addolora, ora basta”, il commento del segretario generale della Cisl Luigi Sbarra.

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