“L’Italia secondo Matteo” nella conferenza stampa di Renzi. Ma “se perdo il referendum mi ritiro”.

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse29-12-2015 RomaPoliticaConferenza stampa di fine anno di Matteo RenziNella foto Matteo Renzi, Enzo IacopinoPhoto Fabio Cimaglia / LaPresse29-12-2015 Rome (Italy)PoliticYear-end press conference by Matteo RenziIn the pic Matteo Renzi, Enzo Iacopino
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

di ENNIO SIMEONE –

“L’Italia secondo Matteo”: è quella, che – in quasi tre ore di conferenza stampa fatta di soliloqui interrotti da timide domande di  alcuni giornalisti – il presidente del Consiglio e segretario del Pd ha descritto a tinte rosa nel consueto incontro di fine anno organizzato dall’Ordine dei giornalisti.  Peccato, perciò, che Renzi abbia promesso di essere pronto a lasciare la politica nel prossimo autunno se il referendum confermativo della pasticciata riforma costituzionale – resa indecente dalla parallela riforma della legge elettorale “Italicum” –  dovesse segnarne la cancellazione.  Come faremo, dopo, se dovessimo privarci della sua narrazione del “più stabile dei Paesi europei”?

E’ proprio questo ciò che ha affermato:”E’ del tutto evidente che se perdo il referendum costituzionale considero fallita la mia esperienza in politica”. Di più: “Ho un profondo amore per l’Italia e sono a fare il presidente del Consiglio come mio ultimo ruolo pubblico. Quando fai il presidente del Consiglio, dopo lasci e questo per me sarà l’ultimo incarico, l’ultimo servizio pubblico”. Frasi degne di un melodramma, se non apparissero comiche in bocca a un personaggio come lui, che, a svilendo lo stile che sarebbe d’obbligo per un capo di governo, si abbandona al linguaggio dell’inguaribile, nostalgico boy-scout evocando l’ombra dei “gufi” sempre in agguato e pronti ad assumere le enormi dimensioni dei mulini a vento di don Chisciotte sulle slide a forma di taccuino da cronista.

Matteo Renzi è partito proprio dai gufi per ripercorrere la strada fatta dal suo governo nel 2015, sulla quale gli uccelli del malaugurio hanno assunto, nel suo immaginario, le sembianze della crisi economica,  del populismo, dell’instabilità politica e della crisi bancaria. Ma anche le sembianze della Merkel, confidenzialmente chiamata Angela, contro la quale – ha detto – non vuole muovere attacchi: “Chiediamo solo che le regole europee valgano per tutti”. E altrettanto confidenzialmente, come usa tra boy-scout, ha indicato il leader europeo Junker: Jean Claude. Fece la stessa cosa con Enrico Letta: ricordate l’hastag #enricostaisereno? Tutto ciò per dire una cosa falsa: “se l’Europa oggi cresce meno dell’Italia, è perché la sua politica economica è sbagliata, a causa della politica di sola austerità”. In realtà l’Italia cresce meno dell’Europa nel suo complesso, ad eccezione di due o tre paesi su 28.

Per il resto, ha fatto il solito elenco delle cose che va ripetendo in ognuna delle interviste – cartacea o televisiva, radiofonica o via web – che generosamente  vengono ospitate da mezzi di comunicazione proni a colui che tiene i cordoni della borsa dei finanziamenti all’editoria nelle varie e non sempre limpide forme. E non poteva mancare neppure il riferimento ai famosi 80 euro e alle altre elargizioni che rientrano negli annunci preelettorali.

E a proposito di vigilie elettorali ha confermato che anche a Roma si voterà a giugno e che il Pd farà le primarie il 6 marzo. Intanto mette le mani avanti, ricordando che il risultato delle amministrative non ha alcuna incidenza sul governo. Per le politiche confida nell’Italicum e si dice convinto che il Pd vincerà al primo turno. Ma aveva detto, poco prima, che se perde il referendum in autunno lascia la politica?

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