L’europarlamentare di Fd’I Carlo Fidanza e “il barone nero” Jonghi Lavarini indagati per l’ipotesi di finanziamento illecito che emergerebbe dall’inchiesta di “Fanpage”

L’europarlamentare Carlo Fidanza (foto Ansa di Riccardo Antimiani) 

L’europarlamentare di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza (foto) e Roberto Jonghi Lavarini, anche detto il ‘barone nero’, sono indagati per le ipotesi di finanziamento illecito e riciclaggio nell’indagine milanese scaturita dall’inchiesta giornalistica di “Fanpage” sulla campagna elettorale di Fratelli d’Italia. La Guardia di Finanza ha anche effettuato delle perquisizioni.  In particolare, Fidanza e Jonghi Lavarini, che fu candidato per Fdi alla Camera nel 2018, sono indagati per le due ipotesi di reato contestate nell’inchiesta – coordinata dall’aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Piero Basilone e Giovanni Polizzi – sulla base, a quanto si è saputo, di frasi che sono state da loro pronunciate nel primo video dell’inchiesta di Fanpage.

I pm ieri hanno acquisito il filmato integrale di 100 ore con le registrazioni dei dialoghi di un cronista ‘infiltrato’ con Jonghi Lavarini (già condannato a due anni per apologia del fascismo), Fidanza (europarlamentare Fdi che intanto si è dimesso da tutti gli incarichi di partito) e la neoconsigliera del Comune di Milano, e all’epoca candidata di Fdi, Chiara Valcepina (che è avvocato e non risulta indagata). Dialoghi da cui è venuto a galla un presunto sistema di “lavanderia”, di cui parla proprio Jonghi Lavarini, per “pulire” soldi versati in nero destinati alla campagna elettorale e usati anche per altre elezioni.
Dal filmato emergerebbe che è stato il ‘barone nero’ Jonghi Lavarini a presentare Carlo Fidanza al giornalista e l’eurodeputato gli avrebbe spiegato che poteva contribuire alla campagna elettorale versando sul conto corrente o “se è più comodo fare del black”, del ‘nero’, tanto, come ha detto Jonghi Lavarini, ci sono una “serie di lavatrici” per il finanziamento.
Frasi che hanno portato, appunto, all’iscrizione dei due nel registro degli indagati e ad una perquisizione del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf di Milano nella casa di Jonghi Lavarini. Un’attività finalizzata a cercare eventuali riscontri, tra documenti e dispositivi informatici, sui presunti finanziamenti ‘opachi’ e sul riciclaggio di denaro di cui si parla nelle registrazioni di Fanpage.
“Ho appreso dagli organi di stampa di essere stato iscritto sul registro degli indagati a seguito dell’inchiesta di Fanpage” ha commentato Fidanza. “Al momento non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Sono sereno e ovviamente a disposizione della Procura per chiarire quanto prima ogni aspetto di questa vicenda”.

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