L’appello di Cacciari: perché limitarlo alla sola sinistra italiana?

di SERGIO SIMEONE – Massimo Cacciari, insieme con un gruppo di intellettuali, ha lanciato, nei primi giorni di agosto un appello a tutti coloro che avvertono la mancanza di una valida forza di sinistra che sia in grado di contrastare sovranismo e populismo montanti , che – a loro parere – minacciano di arrestare prima e mandare in frantumi poi il processo di unità europea. Cacciari dice che una ripartenza della sinistra è urgente e necessaria anche perché siamo alla vigilia delle elezioni europee ed il pericolo “sovranista” è perciò imminente, e sollecita pertanto l’apertura di un dibattito costruttivo nel popolo della sinistra.

L’appello è sacrosanto perché il pericolo indicato dal filosofo veneziano è davvero imminente ed è evidente l’attuale torpore sia del PD sia di LEU. Ma mi meraviglia molto il fatto che, proprio perché traguardato alle elezioni europee, questo dibattito venga limitato alla sinistra italiana e non si pensi invece di sollecitare una riflessione e la costruzione di un progetto politico che avvengano con la partecipazione di tutti i partiti socialdemocratici europei, che pure sono uniti in un unico gruppo parlamentare. Questa diversa impostazione avrebbe tutta una serie di vantaggi.

1. Quasi tutti i partiti socialdemocratici europei hanno conosciuto negli ultimi tempi rovesci elettorali disastrosi. Non si può allora non pensare che dietro questi rovesci vi sia un problema comune, forse una errata lettura di questa fase del capitalismo e conseguentemente l’insistenza su una linea politica che va superata. Probabilmente ciò che nuoce è soprattutto il permanere della visione blairiana sostanzialmente succuba del neoliberismo. Sarebbe perciò molto utile una riflessione comune di tutta la socialdemocrazia europea a cui partecipi ovviamente anche e soprattutto il Labour Party, che i conti con il blairismo li ha fatti, con evidenti risultati positivi (anche se per il momento solo elettorali e con il vantaggio di essere all’opposizione di un impopolare governo May).

2. Quello socialdemocratico è l’unico schieramento politico che a livello europeo non presenta serie incrinature per quanto riguarda i valori che accomunano i vari partiti nazionali (difesa intransigente dello Stato di diritto , dei diritti civili, della dignità del lavoro, lotta alle diseguaglianze economiche, solidarietà con i popoli che soffrono per guerre, regimi dittatoriali e povertà). Presentandosi con un solo programma, questo schieramento farebbe risaltare ancora di più la incapacità dei sovranisti di agire all’unisono perché il sovranismo è di per sé divisivo (vedi ultimamente lo scontro tra Trump ed Erdogan) ed è quindi capace solo di rompere, non di riformare l’Unione Europea . D’altra parte lo stesso Partito Popolare Europeo non se la passa molto bene da questo punto di vista non avendo avuto il coraggio finora di prendere le distanze da un Orban, ancora a pieno titolo membro del partito popolare.

3. A differenza degli euroscettici, i socialdemocratici possono dimostrare che la vera lotta alle multinazionali, tanto sbandierata dai populisti, può essere condotta efficacemente solo in un ambito europeo adottando una comune politica fiscale e regole comuni in materia di rapporti di lavoro. Se infatti l’Italia adottasse da sola misure più rigorose nei confronti delle multinazionali (come giustamente propone Di Maio) queste non verrebbero a cacciarsi nella trappola così “astutamente“ preparata, ma andrebbero ad investire in un altro Paese europeo dotato di un capitale umano simile al nostro, ma più “accogliente” in materia di fisco e di diritto del lavoro.

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