La guerra della Russia in Ucraina ha subìto nelle ultime 24 ore un clamoroso rovesciamento di fronte perché quello che si dichiarava un alleato di Putin, l’esercito mercenario “Wagner” (foto), capeggiato da Yevgeny Prigoshin, ha compiuto un clamoroso voltafaccia (anche se prevedibile alla luce degli equivoci discorsi traboccanti odio e disprezzo all’indirizzo dei comandi militari del governo di Mosca) trasformandosi da sostenitore di Putin in nemico del presidente russo.
Una svolta, questa, che era nell’aria, tant’è che il presidente ucraino Zelensky, in varie occasioni durante questo anno di guerra, continuava a chiedere, insinuante e apertamente, se, quando si vedeva Putin nei servizi delle tv, le riprese televisive che mostravano il presidente russo, in realtà, quel personaggio non fosse un… sosia.
Ma negli ultimi giorni prima di oggi il capo dei mercenari, Prigoshin era diventato molto più polemico e aggressivo, non solo verso i comandi militari di Mosca ma anche verso il presidente russo, fino ad annunciare questa mattina la sua avversione verso di lui, organizzando una marcia ostile contro il governo di Putin, trasformandosi da alleato in una sorta di capo delle ostilità contro il governo russo e contro il suo presidente.
Insomma Prigoshin di fatto si è proposto come capo della opposizione armata a Putin: un prodromo a una forma di guerra civile contro il governo di Mosca. E questa è la situazione nel momento in cui scriviamo questa nota di cronaca: una situazione che – se ripensiamo alle cronache dei mesi scorsi – ci aiuta a capire anche perché, ai rari cenni di Putin all’ipotesi di un negoziato per chiudere le ostilità con l’Ucraina, Zelensky abbia sempre replicato che… alla trattativa non doveva partecipare Putin. Una affermazione che sembrava bislacca dal momento che le trattative (di qualunque genere, e ancor più se per porre fine o almeno una tregua a una guerra), devono svolgersi inevitabilmente tra nemici (o avversari), con la partecipazione di entrambi i contendenti. Dunque Zelensky sapeva di poter contare su un colpo di scena come quello al quale abbiamo assistito oggi: cioè il voltafaccia dei mercenari di Prigoshin contro il presidente russo.
E ora siamo approdati a una situazione di cui nessuno può prevedere lo sbocco. Una situazione di fronte alla quale, però, coloro che ripetono (come fa la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni) la solita frase “La nostra posizione sull’Ucraina non cambia” (cioè perseveriamo nella fornitura di armi) denota solo incoscienza (tattica e strategica). e.s.
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