Condanna a 3 anni per Berlusconi (e Lavitola): ci fu compravendita di senatori per far cadere il governo Prodi

Berlusconi-Lavitola-660x375Silvio Berlusconi è stato condannato dal Tribunale di Napoli a tre anni di reclusione per corruzione nel processo per la compravendita dei senatori. Alla stessa pena è stato condannato anche l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola per la sua attività di faccendiere della politica. L’ex parlamentare Sergio De Gregorio (passato dall’Italia dei Valori alle truppe berlusconiane),  che aveva rivelato l’operazione di corruzione grazie alla quale era stato fatto i cadere il governo Prodi, aveva patteggiato la pena di un anno e mezzo.

“Prendo atto di una assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile. Resto sereno, certo di aver sempre agito nell’interesse del mio Paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, come continuerò a farlo”: così Silvio Berlusconi che parla di “persecuzione giudiziaria” per ledere la sua “immagine di protagonista della politica”. In ogni caso provvederà la prescrizione per  scadenza dei termini ad evitargli l’applicazione della condanna, come ribadisce il suo avvocato, Ghedini, secondo cui il processo si prescriverà il 6 novembre. Nonostante la prescrizione, comunque, Ghedini ha espresso l’auspicio che la Corte di Appello assolva Berlusconi nel merito perché “è una sentenza che riteniamo clamorosamente ingiusta e ingiustificata”.

“Non commento le sentenze. Prendo atto delle sentenze. Prendo atto che questa sentenza ha condiviso la tesi accusatoria”, ha detto invece il Procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, all’ANSA.

Dal canto suo l’ex presidente del Consiglio  Romano Prodi, rispondendo a una domanda sul mancato ingresso nel processo come parte offesa, ha detto:  “Non mi sono costituito parte civile perché ritengo che sia stata lesa la democrazia e non la mia persona”. “Sulla compravendita di senatori per far cadere il mio governo  c’erano delle voci – ha aggiunto –  ma, come dissi al giudice, non ne sapevo nulla. Se lo avessi saputo sarei ancora presidente del Consiglio”.

Il pm Henry John Woodcock, che ha condotto l’indagine, aveva detto: “Siamo di fronte, in fondo, a un banale contratto illecito, una questione di vile pecunia, di scambio, di baratto tra soldi e tutto ciò che rientra nella funzione parlamentare”. Il magistrato ha fatto ricorso ad argomenti relativi alle norme civilistiche nel processo anticipando l’emissione della sentenza. Woodcock ha sostenuto che in questa vicenda “i motivi politici rimangono sullo sfondo”. Per chiarire il concetto, come esempio, il pm ha ricordato episodi della storia come il delitto Matteotti e alcuni atti rivoluzionari: “Chi può negare che vi siano stati motivi politici? E ciò elide la rilevanza penale? Io dico no”. Woodcock si è inoltre soffermato sull’articolo 318 del Codice penale secondo la formulazione fatta nel 2012, in cui si parla di “asservimento” della funzione pubblica. I legali della difesa hanno sostenuto infatti che non poteva essere applicato in questo caso in quanto emanato in un periodo successivo ai fatti contestati. Tale asservimento “era punibile prima della legge del 2012? O era penalmente irrilevante? Questo è il quesito che il Tribunale dovrà sciogliere – ha detto il pm – Quanto agli elementi emersi nel corso del processo le strade portano in una unica direzione: la compravendita”. Il pm Fabrizio Vanorio ha sottolineato che la sentenza “farà giurisprudenza perché è il primo caso in cui si affronta il tema della corruzione parlamentare”.

E infatti farà storia in una fase della nostra vita democratica in cui la corruzione purtroppo la fa da padrona nei rapporti politici.

1 Commento

  1. Basta con il Silvio, non se ne può più. Nonostante tutto è più “rottamato” di Bersani. Che triste viale del tramonto. Ma gli è rimasta un poco di dignità!?

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