Chi ha il complesso del migliore. E chi attacca e si veste in giallo

di NUCCIO FAVA* – Macron celebra il 14 luglio con Trump sotto l’Arco di Trionfo: chi attacca sui Pirenei conquista e conserva la maglia gialla nella corsa più difficile al mondo. Che sia un italiano poi è per i francesi quasi insopportabile specie in coincidenza con l’anniversario della grande rivoluzione francese. Sorprendente questa volta la presenza del presidente Usa, dopo che Macron ha già annunciato una nuova conferenza mondiale sui problemi del clima a dicembre sempre a Parigi. Ci potrebbe essere qualche ripensamento nella posizione di Trump ed è già un gran traffico di diplomatici ed esperti al di qua e al di là dell’ Atlantico. Emerge però un filo meno promettente con l’Europa che sembra un po’ svaporare dall’orizzonte. Macron sembra voler dire che anche Parigi, dopo gli Usa, mette in primo piano gli interessi nazionali francesi, come Trump ha fatto in campagna elettorale: l’America prima di tutto.

Questo rischio di “retrocessione” della prospettiva europea può rivelarsi un bel guaio . Con l’Italia trattata “sostanzialmente a pesci in faccia”, con generose solidarietà verbali di facciata, a cominciare dal tema cruciale dei migranti. In qualche modo”sbertucciata “a causa delle sparate ad effetto dell’ex premier che continua a muoversi verso le istituzioni europee come un ambizioso gianburrasca. Cominciano a farne le spese Gentiloni e Padoan insieme alla credibilità del governo e dell’Italia. La Francia è sempre la Francia con la sua aspirazione di grandezza. La novità di Macron che è stata salutata con gioia perché aveva sconfitto Marine Le Pen, ostenta cordialità e calorosi abbracci con Gentiloni, non sembra però modificare l’atteggiamento verso l’Italia e i suoi legittimi interessi anche rispetto alle riforme istituzionali e politiche indispensabili per rilanciare ruolo e presenza dell’Europa. Se mai proseguendo per la sua strada, che si misura con una percentuale di votanti sempre più bassa, attenderà l’esito del voto sulla Merkel, che resta in ogni caso il perno principale per una Europa più dinamica e consapevole delle proprie responsabilità.

A noi fortunatamente resta il tour, che non è poco perché parla al cuore e alle emozioni di milioni di appassionati sportivi non solo europei. Emozioni e gioie che ci procura un piccolo ciclista sardo, Fabio Aru, con energia, intelligenza tattica e volontà di ferro. E che si porta negli occhi la bellezza e la tristezza della sua isola anche quando sorride.

*Nuccio Fava è stato direttore del Tg1 e del Tg3 e delle Tribune politiche Rai

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