CASO SCHWAZER/ Dal Tas un’autentica stangata per il marciatore azzurro: 8 anni di squalifica per doping. Accolta la richiesta della Iaaf, Alex paga la recidività

Alex Schwazer of Italy celebrates as he wins gold in the men's 50km walk during the Beijing 2008 Olympic Games in the National Stadium, Beijing, China, 22 August 2008. ANSA/Kay Nietfeld

di MARCO VALERIO/

Alex Schwazer torna a casa. Con una squalifica molto pesante, quella chiesta dalla Iaaf, la federazione internazionale dell’atletica, gli otto anni che segnano di fatto la fine della sua carriera. La sentenza del Tas, il Tribunale Arbitrale dello Sport, è arrivata decretando la non eleggibilità del marciatore altoatesino per le due gare olimpiche della 20 e della 50 km. di marcia. Il rinvio della decisione aveva fatto pensare che non tutto fosse così scontato, ma alla fine i tre arbitri hanno deciso per la squalifica in base alla positività al testosterone nel controllo antidoping del primo gennaio scorso.

Solo una strada per l’appello. Ora la sentenza è appellabile soltanto presso un tribunale federale svizzero, ma intanto l’Olimpiade se ne va. Schwazer ci aveva creduto fino all’ultimo e dopo le otto ore di udienza ad alta tensione di lunedì aveva chiuso la giornata sui rulli per allenarsi, per poi il giorno dopo accumulare chilometri sulla pista ciclabile di Copacabana. Un modo per sperare ancora. Una speranza che il verdetto dal Tas ha spezzato.

La vicenda. Schwazer era stato trovato positivo in un controllo antidoping a sorpresa effettuato dalla Iaaf presso la sua abitazione di Racines, in provincia di Bolzano. Dopo un primo screening negativo, la Federazione internazionale (in base alla raccolta dei dati del passaporto biologico steroideo) aveva ordinato un esame di secondo livello che aveva evidenziato la presenza di testosterone. Ma alcune modalità dell’iter della vicenda, dalla violazione dell’anonimato all’allungamento dei tempi di comunicazione all’atleta, combinati con i dati di tutti gli altri 14 controlli che non avevano evidenziato alcuna anomalia, avevano portato la difesa del marciatore a denunciare l’ipotesi di dolo. Un’ipotesi che ora resta in piedi soltanto per la giustizia penale, visto che la procura di Bolzano ha aperto un fascicolo sulla denuncia contro ignoti presentata dall’avvocato di Schwazer, Gerhard Brandstaetter.

Alex paga la recidività. Schwazer è alla seconda positività. Nell’estate 2012, però, a pochi giorni dall’Olimpiade di Londra, aveva ammesso l’assunzione di Epo in una drammatica conferenza stampa. Ricostruendo l’acquisto, il consumo e il piano dopante per cercare di confermare il titolo di campione olimpico conquistato a Pechino. Dal punto di vista normativo, l’altoatesino è dunque un recidivo. E questo ha portato alla pena severissima, chiesta e ottenuta dalla Iaaf. Nelle prossime ore, Schwazer rientrerà in Italia con il suo allenatore, Sandro Donati, che lo ha difeso strenuamente in tutte queste settimane fino all’ultima partita davanti al Tas (nella foto: Schwazer in lacrime sul traguardo in occasione del trionfo di Pechino).

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