IL RINVIO DELLA XXXII OLIMPIADE/ Le origini dei Giochi e le altre occasioni in cui le Olimpiadi non vennero disputate. Dopo gli stop a causa delle due guerre mondiali, il primo slittamento per colpa di un piccolo micidiale virus: il Covid-19

di RAFFAELE CICCARELLI*/ Da che esiste l’umanità, il comune denominatore che l’ha caratterizzata è stata sempre la guerra. Fin dai tempi antichi, in mezzo alla morte e alle distruzioni che essa portava, si sentiva, evidentemente, il bisogno di una pausa di pace che potesse, anche se per un breve periodo, riportare un briciolo di serenità. Fu con questo spirito, oltre che per il desiderio di una competizione non cruenta, che nacquero i Giochi Olimpici, tradizionalmente nel 776 a. C. (ma quasi sicuramente molto prima) con sede a Olympia, arrivando a disputare l’ultima edizione nel 426 d. C., quando furono interrotte da un editto dell’imperatore bizantino Teodosio II.

Vari furono i tentativi di ripristino. Ci riuscì Pierre de Fredy barone di Coubertin, coronando il suo sogno con la prima edizione dei Giochi Moderni che si svolse a Atene nel 1896, tra il sei e il quindici aprile. Da allora l’olimpiade, termine che indica il lasso dei quattro anni di tempo che intercorrono tra un’edizione dei Giochi e l’altra, ha sempre fatto il suo corso senza alcuna interruzione di fatto, mantenendo la numerazione anche per quelle che effettivamente non si sono disputate, ed è capitato solo tre volte nella storia.

Era Berlino la città designata per la disputa della VI Olimpiade nel 1916, ma l’ingresso del mondo nel vortice della Prima Guerra Mondiale provocò un annullamento. La città tedesca si sarebbe rifatta con la XI edizione del 1936, quando di fatto le vittorie dell’afroamericano Jesse Owens umiliarono il sogno della esaltazione della razza ariana di Adolf Hitler. Proprio l’esaltazione del popolo tedesco e del suo leader portarono alla Seconda Guerra Mondiale: per l’edizione del 1940 era designata Tokyo come città ospitante, la politica repressiva dei giapponesi in Cina, però, la costrinse ad una rinuncia su pressione degli Stati Uniti, a favore di Helsinki.

L’annullamento per la Seconda Guerra Mondiale. Quell’edizione, però, non avrebbe mai visto la luce proprio per l’entrata in guerra del mondo, così come non si disputò la successiva, la XIII, per la cui organizzazione l’aveva spuntata Londra su Roma, e con la capitale inglese che slittò il proprio appuntamento di quattro anni, al 1948. Da allora più nessuna interruzione, nonostante boicottaggi (1976, 1980, 1984) e attentati (1972). Quello che però non è riuscito all’uomo con le sue guerre, è riuscito ad un piccolo, micidiale, virus, perché per la prima volta nella storia dei Giochi Olimpici moderni c’è stata una traslazione, un rinvio.

Il rinvio di questi giorni causa Covid-19. La pandemia da coronavirus in atto, infatti, ha costretto il Cio a spostare di un anno in avanti l’edizione di quest’anno, la XXXII, in programma a Tokyo, ancora lei, scelta inedita quanto saggia vista la situazione. Incroci del destino come sempre, nello sport, con tanti atleti che stavano preparandosi a questi Giochi che, non potendosi allenare, dovranno giocarsi le loro opportunità l’anno prossimo, ma con tanti altri che, avanti con l’età, avevano forse l’ultima opportunità quest’anno, non riuscendo ad allungare di altri dodici mesi e dovendo rinunciare, perciò, a quello che per molti è il sogno di una carriera sportiva. Uno spostamento che rappresenta, perciò, un inedito, e vedremo se non andrà a modificare la struttura del quadriennio olimpico, con i prossimi Giochi Olimpici previsti nel 2024 a Parigi, in Francia, patria del barone de Coubertin.

*Storico dello Sport

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