APOCALISSE AZZURRA/ Vi sveliamo come Ventura finì sulla panchina della Nazionale. Intanto, il ct del grande fallimento si sfoga con una lettera: “Le sconfitte non hanno una sola verità”

di FABIO CAMILLACCI/ Ventura dopo l’esonero parla attraverso una lettera spedita all’Ansa. Ma cominciamo rivelando un retroscena passato e relativo a come l’ormai ex ct azzurro finì sulla panchina della Nazionale. Un retroscena che conferma il peso politico di Lotito in Figc e per dire che i fallimenti partono da lontano. Estate 2016: dopo gli Europei Carlo Tavecchio è a caccia del sostituto di Antonio Conte che ha deciso di lasciare l’Italia per andare ad allenare il Chelsea. L’allora premier Matteo Renzi preme affinchè la Federazione scelga Vincenzo Montella reduce dalla bella esperienza alla Fiorentina tanto cara al segretario del Pd. Ma la Federcalcio non sta a sentire l’ex presidente del Consiglio e pur avendo bloccato Ventura, aspetta il “sì” di Fabio Capello. Nel frattempo, sembra fatta per l’arrivo di Bielsa alla Lazio di Lotito. Alla fine però arriva il clamoroso dietro front del tecnico argentino. A quel punto, il patron dei biancocelesti, grande elettore e consigliere occulto di Tavecchio, chiede al presidente Figc di poter virare su Ventura. Il definitivo “no” di Capello alla Nazionale stravolge tutto: Ventura diventa il nuovo ct e Lotito è costretto a richiamare il giovane Simone Inzaghi ex allenatore della Primavera laziale e già destinato alla Salernitana, squadra di B di cui lo stesso Lotito è proprietario. Scelte dunque dettate dal destino: scelte che faranno le fortune della Lazio e le sventure dell’Italia. Simone Inzaghi infatti rilancerà i biancocelesti, Ventura affonderà la Nazionale facendole toccare il punto più basso della sua gloriosa storia. Evidentemente, l’Apocalisse azzurra era scritta nelle stelle, senza che lo “Stellone” italiano potesse far nulla.

Il Ventura-pensiero post esonero. Dopo le tante figuracce, sul campo e fuori, e dopo aver intascato oltre 800 mila euro di buonuscita, l’ex ct torna a parlare ma non davanti a microfoni, telecamere e taccuini, bensì attraverso una lettera-sfogo spedita all’Ansa. Una lettera in cui Ventura attacca giocatori e Federazione scrivendo: “Le sconfitte, soprattutto quelle più dolorose, non si possono spiegare con una sola verità. Comunque, sarò il primo tifoso: al mio successore auguro di riportare l’Italia dove merita. Sono stati, e sono, giorni difficili e di profondo dispiacere: provo una sensazione di incompiutezza dal momento in cui non ho raggiunto il traguardo della qualificazione ai Mondiali. Guidare la Nazionale mi ha trasmesso senso di appartenenza ed orgoglio mai provati prima perché non ci può essere niente di più grande. Ho lavorato con tutto me stesso, con serietà e professionalità: non sono riuscito là dove ero convinto di farcela alla guida di un gruppo di ragazzi che non smetterò mai di ringraziare. Ho lavorato anche per preparare i più giovani al grande salto che potevano, e possono, ancora fare in modo da arricchire tutto il nostro movimento. Nel calcio, le vittorie sono sempre il prodotto del merito di tanti. Allo stesso tempo le sconfitte, soprattutto quelle più dolorose, non si possono spiegare con una sola verità: nel momento dell’insuccesso bisogna dare risposte ad una lunga serie di interrogativi”. Che dire? Possiamo dire solo una cosa: onore a Dino Zoff che dopo gli Europei del 2000 persi in finale contro la Francia solo per colpa di un “golden gol” ai tempi supplementari, convocò una conferenza stampa per annunciare le sue dimissioni perchè Silvio Berlusconi, all’epoca presidente del Milan e leader dell’opposizione parlamentare di centrodestra, si era permesso di criticarlo per alcune scelte tecniche. Questa una delle tante differenze tra i grandi uomini e quelli normali.

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