Quanto costa l’industria dei falsi – Secondo uno studio dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo), ogni anno in Europa si perdono 2,2 miliardi di euro (il 7,5% di tutte le vendite di pneumatici) a causa della contraffazione. Insomma ogni 14 gomme vendute ce n’è una tarocca, non a norma e quasi sempre non rispondente ai requisiti di sicurezza. All’origine delle truffe ci sono grossisti disonesti talvolta rintracciabili sul mercato online.
Si rischia anche con le batterie, un mercato che secondo lo studio Euipo costa all’industria dei prodotti onesti 180 milioni l’anno, (l’1,8 % delle vendite totali). Le contraffazioni in questo settore incidono negativamente non solo sul settore automobilistico, ma anche su quello dei telefoni cellulari.
È stata calcolata anche la perdita di circa 8.400 posti di lavoro per mancate vendite in entrambi i settori, mentre la perdita totale per le entrate pubbliche causata dalla contraffazione di pneumatici e batterie in termini di imposte non riscosse ammonta a 340 milioni.
Solo in Italia, le mancate vendite di pneumatici a causa della contraffazione sono state stimate in 256 milioni di euro, con un ammanco del 5,9% per l’industria legittima. La stima delle mancate vendite di batterie a causa della contraffazione si è attestata sui 18 milioni di euro, con entrate perse pari all’1,5% per l’industria dei prodotti originali. A soffrire maggiormente in termini percentuali di questo fenomeno è la Spagna, con mancate vendite di pneumatici a causa della contraffazione stimate pari a 445 milioni di euro, con entrate mancate pari al 17,6% per l’industria onesta. Le mancate vendite di batterie a causa della contraffazione sono state valutate nell’ordine di 32 milioni di euro, con un ammanco del 4,6% per l’industria legittima.
CO2: il 2018 apre in calo – A gennaio 2018 le emissioni di CO2 derivate dall’uso di benzina e gasolio per autotrazione sono calate di quasi 80.000 tonnellate (79.215 tonnellate per la precisione) rispetto allo stesso mese del 2017. Questo calo corrisponde ad una diminuzione percentuale dell’1,1%.
A calare maggiormente sono state le emissioni derivate dall’uso di benzina (-51.072 tonnellate, pari al 2,9% in meno). Le emissioni da gasolio sono diminuite di 28.143 tonnellate, che corrispondono ad un calo percentuale dello 0,5%. Questi dati derivano da un’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro su dati del Ministero dello Sviluppo Economico.
Tra le cause di questa diminuzione vi è certamente l’immissione in circolazione di un numero crescente di autoveicoli nuovi, che hanno consumi di carburante ed emissioni di CO2 molto inferiori rispetto al passato. Non c’è solo questo, però. La necessità di rendere sempre più efficienti le fasi di trasporto di merci e persone su strada ha spinto le società che operano in questo settore a sviluppare una gamma crescente di prodotti e servizi utili, tra le altre cose, a diminuire i consumi di carburante e quindi anche le emissioni di sostanze nocive per l’ambiente, in particolare nel settore dei trasporti pesanti.
Un carico fiscale mostruoso – Ammonta a 73 miliardi il carico fiscale che incombe sui 42,8 milioni di autoveicoli (compresi autobus e camion) presenti nel nostro Paese. Una cifra che, per la Cgia, relega quello automobilistico tra i settori più tartassati in Italia. Solo per dare un’idea della dimensione del prelievo, basta dire che il gettito derivante dalle imposte che gravano su tutti gli immobili presenti nel Paese ammonta a poco più di 40 miliardi di euro. E nonostante la pesantissima crisi che ha colpito fino a 3 anni fa tutto il settore dell’auto, tra il 2009 e il 2016 (ultimo dato disponibile pubblicato dall’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) il gettito fiscale sugli autoveicoli è aumentato del 10,1%o (in termini assoluti pari a 6,7 mld), mentre la crescita dell’inflazione è stata del 9%.
Imposte e accise sui carburanti – “La voce che incide maggiormente – spiega Paolo Zabeo, coordinatore Cgia – è quella delle imposte e delle accise sui carburanti. Ben 34,8 mld di euro, infatti, pari a poco meno della metà dei 73 mld complessivi, ci vengono prelevati nel momento in cui ci si reca a fare il pieno al nostro mezzo”. Per ogni litro di gasolio per autotrazione il 63% del prezzo è riconducibile al peso del fisco. Per ogni litro di benzina l’incidenza sale al 66%.
Troppe le voci che pesano – Oltre alla tassazione sui carburanti, tra le voci fiscali che gravano maggiormente sui possessori di un autoveicolo c’è l’Iva sulla manutenzione e riparazione/acquisto di ricambi, accessori e pneumatici. Nel 2016 questo prelievo ha pesato agli italiani 10,2 mld di euro (14% della spesa totale). L’Iva sull’ acquisto degli autoveicoli, invece, è costata poco più di 7 mld di euro (9,8%), mentre il bollo auto ha assicurato alle casse delle Amministrazioni regionali 6,6 mld (9,1%). Le imposte sui parcheggi e sulle contravvenzioni hanno garantito un gettito di 5,6 mld (7,7%), quelle sui premi di assicurazione Rc auto quasi 3,9 mld (5,3%). Sui pedaggi autostradali il fisco ha riscosso 2 mld, un altro miliardo dai lubrificanti, imposte e accise. mentre l’imposta di trascrizione ha permesso alle Amministrazioni provinciali di incassare 1,7 mld.
Le colpe del trasporto pubblico – Per la Cgia l’elevato tasso di motorizzazione privata è in parte imputabile anche alla bassa qualità ed efficienza del trasporto pubblico urbano. Da una ricerca fatta nei mesi scorsi dal The European House-Ambrosetti emerge che il sistema Paese potrebbe risparmiare fino a 12 mld di euro all’anno, attraverso una migliore organizzazione della mobilità nelle 14 città metropolitane del Paese. In buona sostanza questa situazione costringe tutti noi a sostenere un insieme di costi aggiuntivi pesantissimi. In primo luogo come cittadini, perché’ il trasporto pubblico funziona poco e male ed è foriero di inefficienze; in secondo luogo come automobilisti, perché’ non avendo un sistema di pubblica mobilità dignitoso, siamo costretti a utilizzare il nostro automezzo, subendo, tra le altre cose, un carico fiscale spaventoso.
Lombardia record di veicoli – In merito alla distribuzione territoriale degli autoveicoli le Regioni a concentrazione più elevata sono anche quelle con il maggior numero di abitanti. La Lombardia, presenta il più elevato numero di autoveicoli: nel 2016 (ultimo dato disponibile) ne circolavano oltre 6,7 mln. Seguono il Lazio con poco più 4,1 mln, la Campania con quasi 3,8 mln, la Sicilia con 3,6 mln e il Veneto con poco meno di 3,5 mln.
Meno consumi più spesa – In gennaio gli italiani hanno speso 4,178 miliardi per acquistare benzina e gasolio auto. Rispetto allo stesso mese del 2017 la crescita è dell’1,3% derivante da un calo dei consumi dell’1,1% e un aumento dei prezzi del 2,5%. In sostanza – commenta il Centro Studi Promotor – gli italiani in gennaio hanno speso di più pur avendo consumato di meno. Il calo dei consumi è imputabile al rinnovamento del parco circolante in atto che ha fatto aumentare la quota dei veicoli più giovani che hanno consumi più bassi per effetto dell’innovazione tecnologica che sta fortemente riducendo il fabbisogno di carburanti non solo per ragioni economiche, ma anche per ragioni ecologiche dato che l’inquinamento è strettamente legato ai consumi.
Sul terreno della spesa il risparmio sui consumi è stato però vanificato dall’aumento dei prezzi alla pompa. Anche in gennaio i prezzi di benzina e gasolio auto hanno continuato ad aumentare secondo una tendenza delineatasi a metà 2017 dopo una fase di segno opposto. “Nel mese di febbraio – informa Gian Primo Quagliano, presidente CSP – la crescita dei prezzi sembra essersi arrestata: per la benzina si è passati da 1,573 euro nella prima settimana a 1,570 euro nella seconda e a 1,553 euro nella terza settimana, mentre per il gasolio la sequenza dei prezzi nello stesso periodo è stata 1,448 euro, 1,443 euro, 1,424 euro”.
Tre miliardi per le revisioni… – 2,95 miliardi di euro. È la cifra che gli italiani hanno speso nel 2017 per far revisionare le loro auto presso le officine private autorizzate. Rispetto al 2016, quando la spesa per le revisioni ammontava a 2,86 miliardi di euro, vi è stato un aumento del 2,8%. La cifra di 2,95 miliardi per le revisioni nel 2017 comprende il pagamento della tariffa per le revisioni che ammonta a 950,9 milioni di euro (+1,9% rispetto al 2016) ed il costo per le cosiddette operazioni di prerevisione, cioè per le riparazioni necessarie per porre i veicoli in condizioni di superare i controlli, costo che ammonta a 1.997,3 milioni di euro (+3,2%). Queste stime derivano da un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec su dati Istat e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
…più numerose nel 2017 – L’aumento della spesa per le revisioni nel 2017 è dovuto al fatto che il numero degli autoveicoli chiamati a revisione lo scorso anno è stato superiore rispetto al numero degli autoveicoli revisionati nel 2016 (+1,9%). Ciò, ovviamente, ha determinato anche un aumento del fatturato delle officine. Per quanto riguarda le prerevisioni, oltre che per il maggior numero di autoveicoli sottoposti ai controlli, la spesa è aumentata (+3,2%) anche in relazione all’incremento dei costi delle operazioni di manutenzione e riparazione che emerge dagli indici Istat (+1,3%). Il risultato di questa dinamica dei costi ha fatto sì che la spesa complessiva per gli automobilisti sia passata dai 2,86 miliardi di euro nel 2016 ai 2,95 miliardi di euro nel 2017.
Aftermarket in altalena – Secondo i dati del Barometro Aftermarket – rilevazione statistica interna al Gruppo Componenti ANFIA che fornisce un trend indicativo dell’andamento del mercato dei ricambi automotive su base mensile, sia a livello consolidato, sia a
livello di singole famiglie prodotto – il fatturato aftermarket registra un decremento dell’1% nel 2017 rispetto all’anno precedente, che era risultato in calo del 3,6%.
Ad un primo trimestre positivo (+1,1%), ha fatto seguito un secondo trimestre negativo (-1,8%), mentre nella seconda parte dell’anno si sono susseguiti un terzo trimestre in calo dello 0,99% e un quarto trimestre ulteriormente in flessione dell’1,2%.
Guardando all’andamento delle singole famiglie prodotto, risultano in leggero calo tutti i comparti ad eccezione dei componenti di carrozzeria e abitacolo che rimangono stabili (+0,05%), dopo un 2016 che aveva chiuso a +2,8%. Riportano un lieve decremento i componenti motore (-0,2%) e i componenti undercar (-0,1%), contro il risultato positivo dell’anno precedente, mentre i materiali di consumo, sebbene in calo (-0,9%), registrano un miglioramento rispetto al 2016, quando erano risultati l’unica famiglia prodotto in flessione (-10,7%). La contrazione maggiore, nel 2017, è invece quella dei componenti elettrici ed elettronici (-7,5%), che avevano chiuso il 2016 a +4,7%.
Preferiamo il grigio – Un’indagine Unrae rivela che nel 2017 è stato il grigio ad imporsi sul mercato auto italiano. Le auto grigie sono state il 34,7%, le bianche (trionfatrici l’anno precedente e ancora in testa nelle isole) il 28,8%, le nere il 15,4, le blu o azzurre l’8%, le rosse il 6%, le marroni il 4%, le verdi l’1%. Sotto l’1 troviamo il giallo, l’arancio e il viola che chiude allo 0,2%. Il più neutro dei colori è il più scelto nel target di età tra i 46 e i 55 anni, specialmente nel segmento delle citycar, mentre il nero è in percentuale più alta nei veicoli di lusso.
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