A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 129) di LUCIO DE SANCTIS

di LUCIO DE SANCTIS

Studio ACI sull’auto a guida autonoma – Gli italiani sono scettici verso l’auto a guida autonoma: non soltanto sull’anno di diffusione, che oscilla tra il 2030 e il 2050, ma soprattutto sulla fiducia da riporre in un veicolo che si guida da solo. Solo il 48% è infatti disposto a provare l’automobile senza conducente, mentre 1 su 4 – il 25% – non ci salirebbe mai. Eppure i benefici sociali ed economici sono potenzialmente notevoli, anche in termini di ottimizzazione del tempo e dello spazio se si pensa che un’auto rimane ferma per il 90% della giornata e la guida autonoma è in grado di abbattere i consumi del 10%. Se tutte le auto circolanti fossero connesse ed autonome, nel mondo si risparmierebbero 200 miliardi di euro in spesa sociale per incidenti stradali e 50 miliardi di euro in minori consumi di carburante. Ogni euro investito nella connessione di veicoli ed infrastrutture produce benefici per più di tre euro.

Questi i dati salienti dello studio “Auto-Matica”, realizzato dalla Fondazione ACI Filippo Caracciolo e presentato in apertura della 71a Conferenza del Traffico e della Circolazione, organizzata a Roma dall’Automobile Club d’Italia per tracciare lo scenario di riferimento dell’auto a guida autonoma e dei veicoli connessi.

“L’auto a guida autonoma è una sfida che dobbiamo vincere – ha dichiarato Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’ACI – senza farci trovare impreparati: il mondo già si muove, ma in Italia manca ancora un quadro preciso di regole per orientare e stimolare investimenti e progetti, tenendo conto anche della delicata fase di transizione con veicoli “umani” e “robot” a condividere le strade. Vanno poi sciolti i nodi su sicurezza stradale, adeguamento infrastrutturale, responsabilità civile e penale in caso di infrazioni ed incidenti, questioni assicurative, rischi di hackeraggio e privacy”.

“Partecipare e prepararsi, in attesa dell’auto del futuro – ha affermato Giuseppina Fusco, presidente della Fondazione Filippo Caracciolo – Centro Studi ACI – per tradurre in opportunità concrete le sfide che il processo di innovazione ci prospetta. Gli obiettivi sono: sicurezza per i cittadini, sviluppo per le imprese e per il lavoro, crescita e modernizzazione”.

FLC trasporta l’Italia – Il Freight Leaders Council ha partecipato attivamente a “Trasportiamo l’Italia”, l’evento che si è svolto a Roma, in preparazione del G7 Trasporti. L’incontro, introdotto da Mauro Bonaretti, capo di gabinetto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e chiuso dal ministro Graziano Delrio, ha messo a confronto le principali associazioni del trasporto merci e i rappresentanti del ministero per affrontare i temi della sostenibilità ambientale, economica, sociale, della telematica applicata ai trasporti e le smart roads.

In rappresentanza del Freight Leaders Council hanno partecipato il vicepresidente Clara Ricozzi, dando il proprio contributo al tavolo “Mobilità connessa” e il segretario Romeo Incerti nel gruppo della “Sostenibilità economica”.

“Il trasporto merci ha bisogno di essere connesso – ha dichiarato Ricozzi – anche per ridurre le inefficienze che ancora caratterizzano il settore. Credo che la tecnologia possa essere una risposta preziosa per la tracciabilità delle merci, in particolare per quelle più esposte al deterioramento come alimenti e farmaci. Il tavolo ha concordato sull’esigenza che, per accelerare il processo, sia necessaria una guida super partes, una connessione per le connessioni”.

“Il settore è destinato a un cambiamento radicale dei modelli di mobilità – ha dichiarato Incerti -. L’avvento della guida autonoma cambierà profondamente l’autotrasporto. Se il settore non comincia ad affrontare queste problematiche vi è il rischio di ulteriori pesanti ripercussioni sul sistema delle imprese e sui lavoratori. Occorre risolvere al più presto i problemi economici strutturali, affrontando le problematiche di concorrenza sleale, ma con una forte attenzione ai temi dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità ambientale, gli unici in grado di apportare sviluppo e crescita per le nostre aziende”.

Automotive, aprile magro – Secondo i dati preliminari di ANFIA, ad aprile 2017 la produzione domestica di autovetture supera le 57.000 unità, con una contrazione dell’8% rispetto ad aprile 2016, dopo l’incremento del 25% riportato a marzo di quest’anno. Il calo di aprile si giustifica con il minor numero di giornate lavorative (18 contro le 20 di aprile 2016) dovuto alla ricorrenza delle festività pasquali (l’anno scorso a marzo). Infatti, guardando al bimestre marzo-aprile 2017, con circa 127.000 auto prodotte si registra un aumento dell’8,4% sullo stesso periodo del 2016. Nei primi quattro mesi dell’anno in corso, la produzione di autovetture sfiora le 260.000 unità, registrando una crescita tendenziale del 5%.

Mercato interno e mercati esteri continuano ad agire da traino sulla produzione domestica. Nei primi cinque mesi del 2017, il mercato italiano dell’auto ha riportato una crescita dell’8% e anche le immatricolazioni degli altri comparti presentano un segno positivo nel primo quadrimestre 2017 (ultimo dato disponibile): +4,8% per i veicoli commerciali leggeri, +33,3% per gli autocarri, +43,3% per gli autobus, +26,6% per i rimorchi e semirimorchi pesanti e +1,4% per i rimorchi leggeri.

Nel primo trimestre 2017, il valore delle esportazioni di autoveicoli dall’Italia risulta in rialzo del 22,6%. A marzo 2017, le esportazioni di autoveicoli hanno raggiunto un valoredi 2,29 miliardi di euro (+28,1%), rappresentando il 5,4% di tutte le esportazioni, mentre le importazioni di autoveicoli valgono 3,51 miliardi di euro (+26,6%), pari al 9,5% di tutte le importazioni italiane. Gli Stati Uniti continuano a rappresentare, in valore, il primo Paese di destinazione per l’export di autoveicoli dall’Italia, con una quota del 17%, seguiti da Germania e Francia, con quote, rispettivamente, del 13% e del 12% tendenziale), con un saldo positivo di 806 milioni di euro (-0,1% rispetto a quello di gennaio-febbraio 2016).

I vantaggi del metano – Nel 2016, grazie all’uso del metano nell’autotrazione, le famiglie e le imprese italiane hanno risparmiato quasi 2 miliardi di euro (per la precisione 1.882 milioni) nella spesa per il carburante. Sempre grazie all’uso di mezzi a metano è stato poi possibile evitare emissioni di CO2 per quasi un milione e mezzo di tonnellate. Questi dati emergono da uno studio realizzato dal Centro Studi Promotor per essere diffuso nell’ambito del convegno “Gas naturale e biometano, eccellenze nazionali per la sostenibilità”, che si svolgerà oggi alle 16 a Bologna, presso l’Auditorium Enzo Biagi della Biblioteca Salaborsa, organizzato da Econometrica in partnership con Anfia, Cib (Consorzio Italiano Biogas), Confagricoltura, FCA, Iveco e Snam. E’ stata quindi determinata la spesa per l’acquisto delle quantità di benzina e di gasolio necessarie per sostituire il metano (ipotizzando che gli acquisti si sarebbero ripartiti in maniera proporzionale alla presenza nel parco circolante di autoveicoli a benzina e a gasolio). Da questa spesa è stato sottratto il costo sostenuto per l’acquisto di metano per autotrazione, ottenendo così il risparmio realizzato. Analogamente si è proceduto per determinare le minori emissioni di CO2.

Lo studio è stato condotto a livello nazionale, regionale e provinciale. In base ai risultati ottenuti è stata determinata la graduatoria delle regioni e delle province in funzione dei risparmi di spesa e dei risparmi di emissioni. La Tabella 1 riporta in dettaglio la graduatoria delle regioni, da cui emerge che al primo posto c’è l’Emilia Romagna, in cui vi è stato un risparmio di 416 milioni di euro e minori emissioni di CO2 di quasi 324mila tonnellate. Al secondo posto ci sono le Marche, in cui vi è stato un risparmio di 260 milioni di euro e minori emissioni di CO2 per 200mila tonnellate. Al terzo posto della classifica c’è il Veneto, con un risparmio di 200 milioni di euro e minori emissioni di CO2 di 160mila tonnellate.

Lo studio ha poi determinato quale sarebbe stato il vantaggio in termini economici ed ambientali se tutte le province italiane avessero avuto una diffusione dei veicoli a metano pari a quella della provincia più virtuosa, che è Ancona, con un parco circolante costituito per il 13,9% da veicoli a metano. Dall’elaborazione (i cui dati sono sintetizzati nella Tabella 2) emerge che in questo caso il risparmio economico sarebbe stato di più di 11 miliardi di euro, mentre le minori emissioni di CO2 sarebbero state di oltre 8 milioni e mezzo di tonnellate.

Commerciali in buona vena – Erano stati 38 i mesi in cui il mercato dei veicoli commerciali era cresciuto consecutivamente, interrotti solo da aprile che, a causa dei due giorni lavorativi in meno dovuti alle festività Pasquali, aveva registrato una flessione del 9,2% rispetto ad aprile 2016. E’ con maggio che il mercato dei veicoli da lavoro torna in territorio positivo, segnando un incremento dell’8,7% con 16.540 unità, oltre 1.300 in più delle 15.210 dello scorso anno. Queste le stime del Centro Studi e Statistiche dell’UNRAE – l’Associazione delle Case Automobilistiche Estere – che riferisce, inoltre, che nel periodo gennaio-maggio 2017 i veicoli commerciali hanno archiviato un buon risultato, avendo registrato 72.876 unità immatricolate e un aumento delle vendite del 4,9% rispetto alle 69.461 di un gennaio-maggio 2016 che a sua volta aveva già riportato un’ottima performance con un +32,1%.

“Dopo lo stop di aprile, è ripresa la marcia del mercato dei veicoli commerciali – afferma Michele Crisci Presidente dell’UNRAE – sostenuto in buona parte dalle vendite del canale noleggio e dalle autoimmatricolazioni, consentendo in questo modo anche il rinnovo di un parco circolante dei veicoli da lavoro che ha una forte necessità di ringiovanimento”.

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