A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 88) di LUCIO DE SANCTIS

A ruota liberaCarico fiscale al vaglioUn interessante dossier ANFIA di inizio luglio consente di fotografare anche nei dettagli, in questa monografia con tabella riassuntiva, il carico fiscale complessivo gravante sulla motorizzazione italiana. Si osserva innanzitutto che il carico è ulteriormente cresciuto nel 2015, salendo a 71,9 miliardi di Euro, con un incremento dello 0,5% rispetto all’anno precedente.

A fronte di un incremento del 5,9% del totale delle entrate tributarie nazionali rispetto al 2014 – derivante da un andamento positivo sia delle imposte dirette (+9,1%) che delle imposte indirette (+2,2%), basate sui consumi – la quota percentuale del gettito proveniente dal settore automotive sul gettito complessivo calcolato secondo il criterio di cassa, risulta leggermente diminuita, passando dal 16,8% del 2014 al 16% nel 2015.

“Dopo anni di inasprimento delle imposizioni fiscali sui veicoli, a compensazione della perdita di capacità di spesa degli italiani durante la lunga crisi economica, la ripresa del mercato auto nel 2015 non poteva che far lievitare ulteriormente questo prelievo, con introiti derivanti dall’acquisto degli autoveicoli – IVA e IPT1 – in crescita del 13,6% e dell’11,2% rispettivamente – commenta Aurelio Nervo, Presidente di ANFIA.

Un gettito record – La percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul PIL risulta del 4,4%, la più alta tra i maggiori Paesi europei, visto che la media si aggira tra attorno al 3,4%. Il gettito derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo resta la voce più rilevante, pari all’81% del gettito complessivo proveniente dal comparto, per un valore di 58,2 miliardi di Euro (appena lo 0,8% in meno rispetto al 2014).

Accise in crescita – Nel 2015, per il secondo anno consecutivo dopo 7 anni di calo, i consumi complessivi di carburanti sono risultati in crescita dell’1,5%. Nello stesso anno, i prezzi medi alla pompa, per via del ribasso del prezzo del petrolio, hanno subito significative flessioni: -10,2% per la benzina, -12,6% per il gasolio, -20,2% per il GPL, mentre il metano è rimasto stabile (-0,5%). A fronte di una forte riduzione del prezzo industriale dei carburanti (prezzo della materia prima e margine lordo), si è assistito ad un’ulteriore crescita della componente fiscale (IVA e accise) sul prezzo finale, passata dal 60,7% al 65,5% per la benzina, dal 56,5% al 62% per il gasolio, dal 37,2% al 42,1% per il GPL e dal 18,5% al 22,4% per il metano. E ulteriori rialzi potrebbero verificarsi nel biennio 2017-2018, nel caso scattino le clausole di salvaguardia a copertura delle spese e per il raggiungimento dei target fiscali stabiliti per l’Italia dall’Unione Europea.

IVA e IPT più pesanti – Proseguendo nella ripartizione del prelievo calcolata sui diversi momenti impositivi del “ciclo di vita contributivo” degli autoveicoli, dopo la quota di tassazione derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo nel corso dell’anno, di cui si è già detto, si colloca al secondo posto la quota di contribuzione al momento dell’acquisto dell’autoveicolo (versamento IVA e IPT), pari al 10,7%, per un totale di 7,7 miliardi di Euro. Questa voce è cresciuta addirittura del 13,1% rispetto al 2014, in conseguenza dell’aumento delle immatricolazioni di vetture nuove che, dopo 6 anni di calo, e un primo segnale di ripresa nel 2014, hanno chiuso il 2015 a +15,8% rispetto all’anno precedente.

Infine, il possesso dell’autoveicolo rappresenta una quota dell’8,3%: 6 miliardi di Euro derivanti dalla tassa di possesso – il “bollo auto” – che segna un decremento dell’1,2% (circa 75 milioni di Euro in meno) rispetto al 2014. Dal momento che il parco circolante, nel 2015, ha visto un incremento dello 0,7% (per un totale di oltre 42,6 milioni di autoveicoli esclusi motocicli e motocarri), è probabile che questa riduzione sia dovuta a una crescente evasione della tassa, anche in conseguenza della lunga crisi economica.

85  tab.carico fiscale jpgInteressanti dettagli – Passando all’analisi di dettaglio, in fase di immatricolazione degli autoveicoli sono stati versati al Fisco, nel 2015, circa 6,20 miliardi di Euro (+13,6%), risultanti dal pagamento dell’IVA e dei diritti di motorizzazione (voce 3 della tabella). Oltre all’aumento delle vendite di nuovi autoveicoli, ha inciso su questo rialzo anche la ripresa della quota di auto acquistate da privati (compreso leasing persone fisiche), che pagano l’IVA al 100%, pari al 64% contro il 62,7% del 2014. Le vetture intestate a società, invece, sono risultate ancora in flessione, attestandosi al 16,2% dell’intero mercato nel \2015, contro il 17,9% del 2014, mentre si è verificato un nuovo aumento delle vetture a noleggio, pari al 19,8% del totale immatricolato (19,4% a fine 2014).

Anche il mercato delle auto usate, in crescita del 5,9% nel 2015 rispetto all’anno precedente, per un totale di oltre 2,7 milioni di passaggi di proprietà reali, ha contribuito all’innalzamento di questa voce di spesa.

Riparazioni complicate – Aumenta anche il gettito IVA relativo a manutenzione e riparazione degli autoveicoli e all’acquisto di ricambi, accessori e pneumatici (voce 4), che registra un +6,8% rispetto al 2014 per un valore complessivo stimato in 9,90 miliardi di Euro, contro i 9,27 del 2014. Il miglioramento del quadro economico e del clima di fiducia ha determinato un recupero degli interventi d’officina rinviati durante la crisi. Ha contribuito ad aumentare la spesa complessiva anche la già citata crescita del parco circolante. L’avanzamento tecnologico degli ultimi anni, inoltre, se da un lato ha prodotto un allungamento degli intervalli di manutenzione delle vetture, offrendo prodotti sempre più affidabili, sicuri ed eco-friendly, li ha resi anche più complessi. Alcuni interventi, quando sono necessari, diventano più costosi, non solo per un incremento dei prezzi, ma anche per l’alto numero di ore dedicate.

Pedaggi più cari – La voce d’imposta relativa ai pedaggi autostradali (voce 5) ammonta nel 2015 a 1,95 miliardi di Euro, in rialzo del 4,7% rispetto al 2014. La crescita deriva, in parte, dal trend positivo dei volumi di traffico, per il secondo anno consecutivo, nel 2015: la chiusura d’anno è positiva in riferimento sia alla componente veicolare leggera (+3,6%), sia a quella pesante (+3,8%). Complessivamente, i veicoli-km percorsi sulla rete autostradale nel corso del 2015 sono stati 79,4 miliardi, il 3,6% in più rispetto al 2014. Ha pesato sull’incremento di questa voce di spesa anche l’aumento delle tariffe dei pedaggi, scattato a inizio 2015, con un rialzo medio dell’1,3% rispetto al 2014.

Assicuratori in concorrenza – Gli introiti derivanti dai premi assicurativi per RC, furto e incendio (voce 8), registrano una riduzione del 5,4%, per un totale di circa 4 miliardi di Euro (4,23 nel 2014). Secondo i dati diffusi da ANIA, si tratta del quarto anno consecutivo in calo per la raccolta dei premi RC auto. Un trend reso possibile anche dall’accesa concorrenza tra le imprese, che hanno beneficiato di un lungo periodo di riduzione della sinistrosità, iniziato nel 2010. I fenomeni fraudolenti a carico delle assicurazioni, uniti all’incremento degli spostamenti, che porta con sé una maggiore incidentalità, mantengono il premio RC Auto più alto rispetto ad altri Paesi europei, dove questi fenomeni sono più limitati e meno impattanti sul bilancio assicurativo.

Si spera che le novità introdotte con la Legge di Stabilità 2015 possano contrastare le frodi, permettendo ulteriori riduzioni dei premi medi, grazie ai maggiori introiti ottenuti. Sempre secondo ANIA, prima dell’introduzione delle novità della Legge di Stabilità 2015, gli automobilisti in circolazione fuori regola, che non hanno pagato il premio annuo di assicurazione, rappresentavano circa l’8,7% delle auto in circolazione, con picchi sino al 13,5% nel Sud Italia.

La voce parcheggi e contravvenzioni (voce 9), infine, nel 2015 vale 5,50 miliardi di Euro, con un incremento dell’1,9% rispetto al 2014, sostanzialmente dovuto alla crescita del numero di autoveicoli in circolazione e del numero di spostamenti. In riferimento alle contravvenzioni, ricordiamo che la Legge n.98/2013 di conversione del cosiddetto Decreto “del fare” n. 69/2013, ha introdotto la possibilità di una riduzione del 30% dell’importo delle sanzioni per cui è previsto il pagamento in misura ridotta, per i pagamenti entro 5 giorni dalla data di contestazione immediata o di notifica differita della contravvenzione. Sembra che di questo tipo di “sconto”, in realtà, abbiano usufruito solo gli automobilisti già paganti, senza rendere più virtuosi gli altri, visto che si è verificata una perdita di gettito.

E i soldi delle multe? In chiusura, ricordiamo, infine, che il Codice della Strada stabilisce che almeno il 50% dei proventi delle multe incassate dagli enti locali venga utilizzato per migliorare la sicurezza, investendo il 25% nella manutenzione stradale, il 12,5% nella segnaletica e il 12,5% nei controlli sulle strade. Non esistendo, tuttavia, un sistema di verifica di questi investimenti, che gli enti locali dovrebbero mettere annualmente a bilancio, lo sforzo dei produttori per accrescere gli standard di sicurezza dei veicoli, e ridurre ulteriormente l’incidentalità e la mortalità sulle strade, viene spesso vanificato dalle condizioni delle infrastrutture stradali italiane, ancora al di sotto degli standard europei di sicurezza.

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