Idea: “Prestito pensionistico” per chi lascia prima il lavoro

Da destra, il neosegretario della Cisl Annamaria Furlan, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, il segretario generale aggiunto della Uil, Carmelo Barbagallo, da sinistra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, durante il primo round degli incontri di oggi tra Governo e parti sociali sulla legge di Stabilità, quello con i sindacati, al ministero del Lavoro, Roma, 27 ottobre 2014. ANSA / MAURIZIO BRAMBATTI

L’idea pare che sia di Nannicini, altro fiorentino imbarcato da Renzi nel governo per affiancare lui e il ministro Padoan nell’escogitare soluzioni miracolistiche per l’economia. Ed è stata illustrata oggi un in incontro co n i sindacati. E un’idea che dovrebbe servire a mandare in pensione anticipatamente un po’ di pensionati nella speranza che al loro posto vengano assunti i giovani. Si chiama “prestito pensionistico” e ne usufruirebbe chi lascia il lavoro prima dell’età di vecchiaia, e dovrà restituirlo con rate fino a 20 anni, naturalmente  con gli interessi. Ci sarebbe un costo diverso per chi perde il lavoro prima di raggiungere i requisiti per l’accesso alla pensione e per chi invece decide di lasciare spontaneamente l’impiego. Il sottosegretario Nannicini afferma che non si tratta di penalizzazione ma solo di una “rata di ammortamento”. L’ipotesi del governo – secondo quanto riferiscono i sindacati – è l’anticipo finanziario della pensione netta per gli anni che mancano alla pensione di vecchiaia. Non si tratta di una penalizzazione sull’importo di pensione ma di una rata di ammortamento del prestito di 20 anni con la copertura assicurativa ed una detrazione fiscale sulla parte del capitale anticipato “per alcuni soggetti più deboli e meritevoli di tutela”.

NanniciniLa rata del prestito pensionistico per chi dovesse anticipare volontariamente l’uscita dal lavoro di 3 anni rispetto all’età di vecchiaia potrebbe arrivare al 15% della pensione per i vent’anni nei quali si ripaga il prestito, ha detto il sottosegretario Nannicini (foto a lato) rispondendo ai cronisti su quale possa essere la rata massima per l’anticipo della pensione. “Naturalmente la penalizzazione sulla pensione sarà molto più bassa per chi ha perso il lavoro”

L’anticipo pensionistico (Ape) allo studio del governo riguarderà l’anno prossimo i nati negli anni ’51-’53 per coinvolgere negli anni successivi (2018 e 2019) i lavoratori nati fino al 1955, ha spiegato  il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, affermando che l’anticipo rispetto all’età di vecchiaia sarà possibile fino a tre anni prima della maturazione dei requisiti. Chi quindi è a meno di tre anni dalla maturazione dei requisiti potrà chiedere all’Inps l’uscita anticipata dal lavoro e l’istituto si interfaccerà con istituti finanziari che anticiperanno il capitale. Il prestito  sarà “senza garanzie reali” e in caso di premorienza non ci si rivarrà sugli eredi. Il prestito sarà pagato con una rata sulla pensione ma ci sarà una detrazione fiscale in modo da ridurre i costi di questo meccanismo. “Lo strumento – ha spiegato ancora Nannicini – è molto flessibile. La detrazione fiscale potrà essere modificata per categorie diverse” oltre al fatto che  ci saranno costi minori per chi ha perso il lavoro e costi più alti per chi decide volontariamente di lasciare l’impiego prima dell’età di vecchiaia.

I sindacati hanno riposto che ci rifletteranno su.

Commenta per primo

Lascia un commento