Arresti per lo studente ucciso davanti alla scuola in Sardegna

Gianluca Monni tratta dal suo profilo Facebook. PROFILO FACEBOOK DI GIANLUCA MONNI +++ ATTENZIONE LA FOTO NON PUO? ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L?AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++

Svolta nelle indagini per  l’omicidio di Gianluca Monni, lo studente 19enne di Orune (Nuoro), ucciso l’8 maggio 2015 mentre attendeva il pullman per andare a scuola, e per la scomparsa del 28enne Stefano Masala di Nule (Sassari), avvenuta il giorno prima dell’assassinio di Monni. I carabinieri di Nuoro – con colleghi del Comando Provinciale di Sassari, del Ros, del Reparto Investigazioni Scientifiche di Cagliari e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sardegna” di Abbasanta (Or) – hanno arrestato tre persone ed effettuato diverse perquisizioni.

In manette, con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere in relazione alla sparizione di Masala, sono finiti Paolo Enrico Pinna, di Nule (Sassari), 18 anni, ma all’epoca dei fatti minorenne, e un suo cugino di Ozieri (Sassari), Alberto Cubeddu, 21 anni. I due sono accusati di omicidio volontario e di occultamento di cadavere (quello di Masala). Fra gli arrestati anche Antonio Zappareddu, 25 anni di Pattada (Sassari), accusato di detenzione di armi.

L’operazione è avvenuta poche ore dopo la morte, avvenuta nel primo pomeriggio di ieri a Nule, di Carmela Dore, di 59 anni, la mamma di Stefano Masala. Per la donna – i cui funerali si svolgeranno domani, giovedì, alle 16 nella chiesa di San Giovanni, a Nule – la scomparsa di Stefano era stato un dolore troppo grande anche se non ha mai smesso di sperare nel ritorno a casa del figlio.

“Stefano deve tornare – ha ripetuto in tutti questi mesi – lui riempiva le mie giornate, mi manca tanto”. Pochi mesi dopo la scomparsa del figlio, Carmela si è ammalata. Una malattia che in poco tempo l’ha costretta a letto, consumandola di giorno in giorno. Il padre di Stefano, Marco, è sempre stato convinto che la malattia della moglie abbia avuto origine dal grande dolore per la scomparsa del giovane: “perdere un figlio per una madre è la tragedia più grande che possa capitare”, ha detto in più occasioni. Purtroppo gli elementi raccolti dagli investigatori inducevano sempre più alla convinzione che Stefano fosse stato ucciso: la sua Opel Corsa grigia appare nelle telecamere di Orune la mattina del delitto.

Un particolare che mette in stretta relazione i due fatti, tanto che la Procura di Nuoro aveva deciso di non indagare più per la scomparsa ma per l’uccisione di Stefano. La Opel del giovane, secondo gli inquirenti, sarebbe stata usata dai killer dello studente, per poi bruciarla. E Stefano sarebbe stato ucciso perché nessuno potesse raccontare la verità.

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