Uccise 77 giovani: “detenzione disumana” dice un giudice norvegese

BreivikAnders Behring Breivik, autore dell’assassinio di 77 giovani il 22 luglio 2011 a Oslo e sull’isola di Utopia, ha vinto in parte la causa da lui intentata contro lo Stato norvegese, stabilendo che in prigione sono stati violati i suoi diritti umani. Per la Corte di Oslo, invece, lo Stato norvegese non ha violato il diritto di Breivik a una vita privata e a una vita familiare. Facendo causa allo Stato norvegese, Breivik contestava infatti due presunte violazioni durante la sua detenzione: quella del diritto ad avere una vita privata e quella del divieto di trattamento disumano.

“La corte ha concluso che le condizioni di detenzione costituiscono un trattamento inumano“, ha riferito il tribunale distrettuale della capitale norvegese, sottolineando che l’estremista di estrema destra è stato tenuto in regime di isolamento per quasi 5 anni, in violazione dell’Articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani. Il giudice Helen Andenaes Sekulic ha tuttavia stabilito che il diritto di Breivik alla corrispondenza non è stato violato (come invece sosteneva l’autore della strage) e che in questo caso è stata garantita l’applicazione dell’Articolo 8 della stessa Convenzione. Il 37enne estremista aveva chiesto la revoca delle restrizioni sulle sue comunicazioni con l’esterno, per poter tenere contatti con i simpatizzanti, ma le autorità  l’avevano respinta per motivi di sicurezza a causa della “estrema pericolosità” di Breivik e per prevenire attacchi di qualche suo sostenitore.

Breivik è stato condannato nell’agosto del 2012 a 21 anni di carcere (il massimo della pena in Norvegia) per un attentato dinamitardo a Oslo (8 morti) e per la strage sull’isola di Utoya del 22 luglio 2011 con 69 morti, in gran parte adolescenti, ammazzati da lui con un mitra.

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