Il processo per gli attentati di gennaio 2015 a Parigi contro la redazione di Charlie Hebdo e il supermercato Hyper Cacher si è aperto davanti alla corte d’assise speciale di Parigi ad oltre 5 anni dagli attacchi jihadisti. Nei 3 giorni di terrore seminati a Parigi e dintorni dai fratelli Kouachi e da Amédy Coulibaly, autori degli attentati, morirono 17 persone. Tutti e 3 gli autori rimasero uccisi dalle forze speciali di polizia e gendarmeria. Sul banco degli imputati, 14 accusati, sospettati a diversi livelli di complicità e sostegno logistico agli autori delle stragi, che segnarono l’inizio di un’ondata di attentati senza precedenti nel paese. Il processo, che si svolge fra rigidissime misure di sicurezza, durerà fino al 10 novembre.
In aula presenti diversi sopravvissuti agli attentati, giornalisti o ex affiliati alla rivista Charlie Hebdo, che per l’inizio del processo ha ripubblicato le vignette blasfeme con le caricature di Maometto, che suscitarono le ire dei fondamentalisti islamici. Gli imputati sono in due gabbie di vetro attorniate da poliziotti con il volto coperto dai passamontagna. “Non dobbiamo aver paura – ha dichiarato l’avvocato di Charlie Hebdo, Richard Malka – né del terrorismo, né della libertà. In fondo, lo spirito di Charlie è quello di rifiutare la rinuncia alle nostre libertà, la rinuncia a ridere o a essere blasfemi”.
Oltre ai 14 imputati, sono accusati in contumacia Hayat Boumedienne, compagna di Coulibaly, convertita al jihadismo e segnalata ancora alla macchia in Siria, e i fratelli Belhoucine, anch’essi scomparsi nei giorni che hanno preceduto le stragi e segnalati al confine fra Iraq e Siria.
Commenta per primo