“The Notwist”: quando l’elettronica minimale si fonde al punk metal

 

Notwist_15di FEDERICO BETTA/

Con l’uscita dell’ultimo album nel 2014, Close to the Glass, mi aspettavo che la band tedesca nata nel 1990 fosse in tourné per un promo tour. E allora, prima di arrivare al concerto dei Notwist, (promosso dall’attivissima DNA concerti negli spazi straordinari di Villa Ada Incontra il mondo), mi ero preparato ascoltando le sonorità minimal del loro ultimo lavoro: elettronica e glich, micromelodie e derive atonali.

All’inizio il concerto non ha tradito le attese: davanti a un pubblico denso e surriscaldato dall’ora di ritardo, tutto è cominciato con Kong, il terzo pezzo dell’album che nella registrazione in studio mescola indi pop e elettronica.

L’attacco a freddo, senza saluti, si è rivelato però subito la porta per un mondo inaspettato. Rispetto alle sonorità dell’album, infatti, l’arrangiamento è stato decisamente più hard punk, con la band piegata sugli strumenti a inalzare il tasso ritmico.

Da lì in poi ci siamo tutti scordati di Close to the Glass. I quindici pezzi successivi hanno infatti dimenticato l’ultimo lavoro sbucando direttamente dagli album che hanno fatto la storia del gruppo: Nook, Neon Gold e The Devil, You + Me, sono tornati a rivivere in un mix di basi e distorsioni, riarrarangiamenti hard e scoppi noise.

Insomma, tradendo le aspettative, il gruppo tedesco dei Notwist si è dimostrato ancora una volta un efficace ensamble che frullando sonorità punk metal e inditronica, è in di grado di sorprendere a venticinque anni dal suo debutto spingendo le melodie più gentili in azzardate masse di energico rumore.

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