TACCUINO OLIMPICO/ Agrodolce per l’Italia la doppia sfida con gli Stati Uniti. I guerrieri dell’Italvolley vincono 3-2 e centrano la finale: terzo assalto all’oro per fare la storia della pallavolo azzurra. Nella pallanuoto, solo argento per il Setterosa

volleydi FABIO CAMILLACCI/ Italia-Usa: a oggi, la più bella partita di volley maschile vista a Rio 2016. Uno spettacolo straordinario che sorride agli azzurri: vittoria sofferta per 3-2 e qualificazione alla finalissima per l’oro, 12 anni dopo (Atene 2004). Un oro stregato da sempre per la nostra Nazionale di pallavolo. Ci riproviamo. Magari, finalmente è la volta buona.

La partita. E’ stato un match equilibratissimo quello contro gli Stati Uniti, eccettuando il terzo set in cui praticamente l’Italia non è scesa in campo e subendo un autentico “cappotto” dagli americani. Per il resto, una gara da punto a punto, un testa a testa che ha reso spettacolari in particolar modo i primi due set: uno vinto con una straordinaria rimonta dall’Italia, l’altro conquistato sempre in “remuntada” dagli statunitensi. Splendida la prova di carattere degli azzurri dopo il pesante esito del terzo set. I ragazzi di coach Blencini si sono ricompattati trovando energie fisiche e mentali: da applausi la reazione mostrata vincendo il 4° set e portando gli Usa, al tiebreak.

I protagonisti. Ricorderemo per sempre la calma olimpica di coach Blencini durante i time out, anche quando il risultato non sorrideva agli azzurri. La tranquillità dei forti. Ricorderemo per sempre il sorriso di baby Giannelli in ogni momento del match, pure in quelli più difficili. Il sorriso della serenità, della consapevolezza di essere forti. Ma soprattutto ricorderemo le “bombe” e le “martellate” dello “Zar” Zaytzev, la classe e la potenza dell’italo-cubano Juantorena. Due autentici leader della squadra.

Tra record, sogni e realtà. Dunque, per la terza volta nella sua storia, l’Italvolley maschile è in finale a un’Olimpiade alla termine, come già sottolineato, di una partita incredibile che sembrava avere perso almeno due volte. Se non di più. Concentrato di emozioni e di battute con Colaci che fa un punto del 13-9 nel tiebreak. E’ il segnale che l’Italia può continuare a sognare l’oro. Domenica contro la vincente di Brasile-Russia. Abbracciati a cantare l’inno di Mameli, con la tenuta Blu Navy.

L’avvìo del match con mille emozioni. L’Italia parte in folle con Gianlorenzo Blengini che è costretto a chiamare un timeout sull’8-3 per gli americani che a muro e in battuta mettono molto sotto pressione la squadra italiana. La consegna del tecnico italiano è di non mollare sull’intensità delle battute anche se arriva qualche errore. Gli Stati Uniti non mollano, mentre l’Italia non ne azzecca una: il punteggio è impietoso 15-8. Mentre dalle tribune del Maracanzinho si alza il grido “Italia! Italia!”. Il set sembra perso, Giannelli con due punti consecutivi lancia la carica. Gli azzurri si ricordano di avere pazienza, un punto alla volta. Una battuta alla volta (Zaytsev), anche Sottile entrato per cambiare il servizio, gli azzurri rosicchiano il vantaggio agli americani e pareggiano a 23. Gli Stati Uniti hanno 5 occasioni per chiudere, ma qui Juantorena fa un paio di miracoli in attacco e tutta la squadra adesso è reattiva, raccatta anche le cicche per terra. L’Italia annulla tutto e su una battuta di Birarelli si consuma il “drama”: il servizio del capitano tocca Russell, l’arbitro prima lo da fuori, poi dentro. E’ il primo set ball. Lo stesso Bira spara un altro “ace” che fa esplodere il Maracanazinho (anche i brasiliani oggi hanno tifato Italia).

Il ritorno degli Usa. Si ricomincia ma questa volta gli azzurri sono reattivi fin dall’inizio: 10-8. Ci sono scambi eccezionali che eccitano il pubblico con due squadre che difendono tantissimo. Gli Stati Uniti stanno in contatto. L’Italia insiste, il cambio palla viene fluido e gli americani devono forzare tanto per restare in contatto con gli azzurri. Iniziano a sbagliare, sia in attacco che in battuta, per cercare di uscire dalla marcatura del muro italiano. Ma tre muri consecutivi riaprono la frazione: dal 21-18 a 21-21. Sorpasso Usa sul 23-22. Gli Usa ancora primi al set ball: annulla Juantorena. Stillicidio di emozioni. Fino quando un “ace” di Anderson non pareggia i conti. L’Italia subisce il colpo a livello mentale. E dal possibile 2-0 azzurri si passa in poco tempo al ribaltone Stati Uniti.  Il terzo set è un vero e proprio incubo per l’Italia, subito sotto 1-6. Gli azzurri tramortiti dal muro americano sono in apnea (10-4). Il tracollo arriva con una serie di errori: quando sul 14-4 Blengini fa il doppio cambio Vettori. Poi entra Antonov per Juantorena, ma gli azzurri incassano un parziale di 12 a 0. Finisce ingloriosamente. Si riparte.

Il trionfo azzurro in rimonta. Nel quarto set primo break Usa con Anderson. Poi l’Italia si riprende e lotta, soffre. S’inventa qualsiasi cosa (anche Giannelli comincia ad attaccare) per restare nel match. Ma è sempre un punto indietro. Poco, pochissimo: ancora una volta l’Italvolley sembra spacciata. Va in battuta Zaytsev sul 20-22 e infila 5 servizi di fila, tre sono “ace”. L’Italia è ancora viva. Si riparte per l’ultimo giro di giostra: senza appello. L’Italia fa il break ancora una volta in battuta, ma questa volta con Simone Buti che da ragazzo sfruttava i centrimetri per raccogliere olive. Memorabile trionfo azzurro al tiebreak.

Il tabellino: Italia-Stati Uniti 3-2 (30-28, 26-28, 9-25, 25-22, 15-9)

Pallanuoto femminile, Italia-Usa 5-12. E’ Palombella d’argento: che squadra, l’America. Il Setterosa cede sin dall’inizio, si complica la vita, subisce, patisce e non reagisce alla sua maniera: per la prima volta in svantaggio, non riesce a cambiare mai l’inerzia della finalissima e cede progressivamente alla maggior forza ed organizzazione delle americane, campionesse uscenti e campionesse mondiali. Il bis d’oro dunque lo fa per la prima volta la nazionale americana, ma l’Italia torna sul podio a distanza di 12 anni dal trionfo del “Settetigre” di Pierluigi Formiconi, nel quale giocava come adesso Tania Di Mario. Le ragazze di Fabio Conti, finora imbattute, perdono la gara che non avrebbero voluto: ma le forze in acqua mostrano un certo dislivello.

Valori in campo: statunitensi più forti. Le americane sono anche più fisicamente potenti, mentre le azzurre non riescono mai a metterle in soggezione, neanche con fraseggi veloci e manovre avvolgenti: sentono troppo il peso della finale contro avversarie che sembrano un muro e hanno una formidabile pantera in porta, Ashleigh Johnson. Sono generose le nostre, ma a volte neanche il cuore e l’entusiasmo possono bastare al cospetto di un avversario più quadrato e completo. Il passivo è pesante, finisce 12-5,  ma la consolazione è lieve: perdere dalle più brave e prendere l’argento non è proprio una bruttissima cosa.

Pessimo avvio delle azzurre. Courtney Mattewson trova centralmente l’angolo e sigla l’1-0. Ci prova da fuori Arianna Garibotti ma la Johnson si oppone: il portiere americano niente può però su Federica Radicchi (1-1). La Fattal controlla la Garibotti, le toglie il respiro e intanto gli Usa tornano avanti con la Neushul dopo una combinazione volante. Le americane sono agili e veloci nel pensare e tirare. Il Setterosa reagisce ma non sfrutta una superiorità: pare ipnotizzata dalla Johnson anche in occasione del tiro della Emmolo e della successiva iniziativa della Di Mario. Spara la Mussselmann, ma la Gorlero dice no, ma poco dopo non può niente contro Kami Craig, che deposita a 58″ dalla fine del primo tempo il 3-1. Beffardo entra in porta un pallone assassino a 9″ dalla fine del primo tempo di Makenzie Fischer: 1-4. La percentuale di realizzazione Usa è del 50% nel primo tempo rispetto al 16.7% delle azzurre. Frassinetti è supermarcata e non riesce a fare il solito lavoro di sponda.

Parziale reazione azzurra. La Bianconi tira da troppo lontano per spaventare il portiere americano, così la Gorlero deve metterci un’altra pezza contro Musselman. Federica Radicchi stavolta sfonda il muro e realizza il 2-4 dopo un digiuno di 8 minuti. Sale il sostegno del pubblico, che non può aiutare le italiane. Rachel Fattal in diagonale sfodera una bomba micidiale per il 5-2. Il Setterosa, nel tentativo di recuperare, si affanna troppo a cercare la soluzione di forza e frettolosamente, facendo il gioco di chi è più disteso, è avanti nel punteggi. La Johnson è attentissima: ma Roberta Bianconi dopo due soli passaggi stavolta insacca per il 3-5 di fine secondo parziale. La Fattal trova l’attimo di distrazione difensiva per segnare ancora (6-3), mentre le azzurre faticano con manovre troppe elaborate e dispendiose che annebbiano la precisione al tiro. Sul -3 contro le americane diventa ancora più complicato riprendere le sorti del match. Ci riprova la Radicchi ma senza esito, al contrario della Neushul che ci punisce: 7-3.

Gli Stati Uniti prendono il largo. Un rigore parato alla Bianconi a 4’20” del terzo tempo conferma la giornata poco felice. A quel punto il match è segnato: a segno per l’8-3 la Siedemann. Entra Giulia Emmolo e ci riporta a -4 in un match che chiama le azzurre a un’impresa proibitiva: le americane non si fanno avvicinare di più nel terzo parziale. Anzi tornano sul +5 con la capitana Maggie Steffens in superiorità. E anche ad inizio quarto la Fischer non perdona e segna il 10-4. Un fallo di Radicchi sulla Craig provoca il rigore che Madeline Musselman non si fa pregare di trasformare (11-4). A 28″ dalla fine Tania Di Mario segna l’ultimo gol azzurro di una carriera incredibile. Ed è bello che sia anche l’ultimo gol del torneo di pallanuoto femminile a Rio 2016. Infatti ormai le americane puntano a far passare i secondi, cambiano pure il portiere. L’Italia comincia a metabolizzare la sconfitta che vale comunque il posto d’onore, la medaglia, dopo la prima finale importante di questo nuovo gruppo, già bronzo mondiale ed europeo. L’oro è meritato, l’argento resta una bella favola italiana. Il Setterosa perde, ma solo dalle più forti.

Il tabellino: Usa-Italia 12-5 (4-1, 1-2; 4-1, 3-1)

Commenta per primo

Lascia un commento