Erdogan ignora le pressioni internazionali e non ferma gli attacchi turchi alla popolazione curda anche dopo il ripensamento di Trump

Le truppe turche hanno iniziato insieme alle milizie arabe filo-Ankara l’offensiva su Manbij, località strategica controllata dai curdi a ovest del fiume Eufrate. Lo riferisce via Twitter un leader degli stessi combattenti filo-turchi, Mustafa Seijari.

IL PUNTO DI VISTA DI ERDOGAN. “Andremo fino in fondo. Siamo determinati. Finiremo quello che abbiamo iniziato”. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, confermando l’intenzione di non interrompere l’offensiva contro i curdi nel nord-est della Siria. “Con l’operazione Fonte di pace – ha aggiunto – la Turchia ha intrapreso un passo vitale quanto l’operazione a Cipro del 1974”, quando l’esercito di Ankara occupò la parte settentrionale dell’isola in risposta a un tentativo di golpe filo-greco.

LE REAZIONI INTERNAZIONALI. Sono in arrivo “grandi sanzioni” sulla Turchia. Lo twitta il presidente americano Donald Trump a proposito dell’offensiva delle forze di Ankara nel nord della Siria. Il tycoon poi scrive: “Veramente c’è qualcuno che pensa che dovremmo andare in guerra con un membro della Nato come la Turchia? Basta alle guerre senza fine”.

In mattinana Trump, riferendosi ai prigionieri dell’Isis, sempre su Twitter aveva scitto: “L’Europa se li sarebbe dovuti prendere indietro già prima dopo numerose richieste, senza permettere loro di scappare. Devono farlo ora. Quei prigionieri non verranno mai negli Usa, non lo permetteremo”.

DECRETO ITALIANO. Nelle prossime ore l’Italia varerà un decreto ministeriale “che devo firmare come ministro degli Esteri” per bloccare “l’export di armamenti verso la Turchia per tutto quello che riguarda il futuro dei prossimi contratti e dei prossimi impegni”. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a margine del Consiglio europeo.

“Non importa portare” l’iniziativa dell’embargo sugli armamenti alla Turchia in Parlamento perché “per le nostre regole – ha aggiunto Di Maio – si tratta di un decreto ministeriale, come quello che abbiamo firmato sui rimpatri” della settimana scorsa, ha spiegato Di Maio al termine del Consiglio Ue.

“Non è vero che l’Italia è rimasta indietro” sull’embargo alle armi alla Turchia, l’Italia è capofila di una decisione forte dell’Ue sul tema, ma deve essere unitaria, altrimenti non è efficace – ha affermato il premier Giuseppe Conte – . Se siamo capofila di una simile decisione non vuol dire mica che vogliamo vendere armi a Ankara”.

L’ESITO DEL CONSIGLIO EUROPEO.  “L’Ue condanna l’azione militare della Turchia che mina seriamente la stabilità e la sicurezza di tutta la regione”. Si legge nel testo di conclusioni del Consiglio esteri dell’Ue sull’offensiva militare di Ankara nel nord est della Siria, in cui si sancisce anche “l’impegno degli Stati a posizioni nazionali forti rispetto alla politica di export delle armi”. Inoltre nel documento si richiede un “incontro ministeriale della Coalizione internazionale contro Daesh”.

IL FRONTE DELLA BATTAGLIA. Numerosi carri armati, mezzi blindati e unità militari dell’esercito turco e delle milizie arabe filo-Ankara sono entrati nelle ultime ore nel nord della Siria a ovest del fiume Eufrate, in un’area già controllata dalla Turchia, per sferrare un attacco a Kobane dal fronte occidentale. Lo riferiscono fonti militari di Ankara. Le prime truppe di Damasco sono entrate a Tal Tamr, cittadina siriana a una ventina di km dal confine turco, per “contrastare l’aggressione della Turchia”: lo afferma l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana, senza fornire altre precisazioni. Sana dice che però la popolazione locale ha dato il benvenuto ai soldati, schierati dal governo siriano in seguito all’inedito accordo di ieri con le milizie curde per contrastare l’offensiva turca. Le forze governative siriane sono arrivate ad Ayn Issa, tra Raqqa e il confine turco. Lo riferisce la tv di Stato siriana che mostra le immagini “in diretta” delle truppe di Damasco nella località siriana, 50 km a sud della frontiera turca.

CRISI UMANITARIA. In questo momento nel nord est della Siria, l’area interessata dagli scontri con l’esercito turco, ci sono 200mila profughi e 1,5 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza sanitaria, con un forte rischio di malattie infettive, afferma l’Omsdicendosi ‘gravemente preoccupata’ per la situazione, anche per gli attacchi che stanno subendo gli ospedali e le altre strutture sanitarie.

C’è anche una attivista per i diritti delle donne, Hevrin Khalaf, 35 anni, tra i 9 civili trucidati ieri a sangue freddo dai miliziani filo-turchi nel nord-est della Siria. Oggi almeno 14 civili sono rimasti uccisi nel nord est, dove da cinque giorni è in corso l’offensiva di forze turche e i miliziani filo-Ankara contro le milizie curde. Fra le vittime cinque persone che si trovavano su un’auto sulla quale hanno sparato le milizie filo-turche Lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani. (Ansa)

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