di FABIO CAMILLACCI/ Dopo tanti slittamenti, decisi forse per capire come sarebbero andate a finire le grandi manovre societarie in casa Milan, l’Uefa finalmente si è pronunciata sui rossoneri in merito alla non regolarità del “Diavolo” nel “Financial fair-play”: un anno fuori dalle Coppe europee, quindi niente partecipazione alla prossima Europa League. Un povero “Diavolo” ormai da molti anni, da quando Silvio Berlusconi non ha più avuto i soldi per far restare la sua squadra del cuore ad alti livelli. Un “Diavolo” ancor più povero e nel caos totale quando da Berlusconi è passato ai cinesi senza soldi di Mr. Li. Un anno fa, mentre gli altri celebravano il Milan “made in China” e i suoi pazzi acquisti a mitraglia sul mercato estivo, noi di Altroquotidiano fummo tra i pochi a scrivere che si trattava solo di “chiacchiere e distintivo”, tanto per citare il grande Robert De Niro che interpreta Al Capone nel meraviglioso film “Gli Intoccabili”. Un club di cartone che si è rivelato tale. Una proprietà che ha fatto tutto “a buffo”, come si dice a Roma, con i soldi presi in prestito dal fondo americano Elliott. Un fondo che alla luce di quanto sta accadendo è diventato automaticamente proprietario del Milan e ora sta lavorando per cederlo a un soggetto terzo. In questi giorni sono stati fatti alcuni nomi di imprenditori statunitensi ma al momento ancora tutto fermo. In pole rimane tale Mr. Rocco Comisso. Pare che lo stesso Mr. Li abbia bloccato tutto per motivi ancora oscuri. Sic.
La stangata Uefa. Al di là delle grandi manovre societarie, come detto, quello che temevano i tifosi e che ormai si aspettavano i dirigenti rossoneri si è materializzato: il Milan è fuori dalle Coppe Europee per un anno. Lo ha deciso l’Adjucatory Chamber di Nyon, che nel pomeriggio di mercoledi 27 giugno dopo tanti rinvii, ha emesso la sentenza sulla violazione del fair play finanziario del club rossonero per il triennio 2014-17. A questo punto, per il Milan resta la carta del Tas di Losanna: il club ha dieci giorni di tempo per presentare il ricorso al Tribunale arbitrale dello Sport.
La sentenza testuale. L’Uefa recita: “La camera giudicante dell’Organo di Controllo Finanziario per Club (CFCB), presieduta da José Narciso da Cunha Rodrigues, ha preso una decisione sul caso AC Milan a seguito del rinvio del responsabile della camera di investigazione CFCB per la violazione delle norme del fair play finanziario, in particolare per la violazione della regola del pareggio di bilancio (break-even rule). Il club non potrà partecipare alla prossima competizione UEFA per club a cui è qualificata nelle prossime due (2) stagioni (una competizione sola nella stagione 2018/19 o in quella 2019/20, in caso di qualificazione). Contro questa decisione è possibile presentare ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport, secondo l’Articolo 34(2) del regolamento procedurale che governa l’Organo di Controllo Finanziario per Club UEFA, e secondo gli Articoli 62 e 63 degli Statuti UEFA”.
Le osservazioni e l’interpretazione della sentenza. La formula utilizzata dalla Uefa non è chiarissima, soprattutto perché vengono citate due stagioni, la 2018-19 e quella successiva: questo ha generato equivoci e fraintendimenti fra i tifosi e persino tra gli addetti ai lavori. Molto semplicemente, i giudici hanno emesso la loro sentenza prescindendo dal fatto che il Milan fosse già qualificato all’Europa League 2018-19. La competizione per la quale entra in vigore la sanzione è “una sola”, come si legge nel verdetto, di conseguenza la prossima, visto che i rossoneri si erano guadagnati la qualificazione sul campo. Ennesima chicca degli “scienziati” che guidano la Federcalcio d’Europa.
Commenta per primo