LA ROTTURA DEL SILENZIO CONTRO IL VOTO “PIGLIATUTTO”

ORA di puntadi ENNIO SIMEONE –

Finalmente nel Partito democratico una voce esce dai rumori di fondo di un dissenso sommerso dal coro dei signorsì. L’ha fatta sentire l’ex capogruppo dei deputati, Roberto Speranza. Il quale ha detto: “Non si può più stare zitti ed è il momento che si faccia una discussione vera sull’identità del Partito Democratico. E l’identità del Partito Democratico – ha aggiunto – si può decidere solo in un congresso anticipato”.

Questa dichiarazione Speranza l’ha fatta a commento della votazione di giovedì sera in Senato. Dove è accaduta – nell’assordante silenzio del presidente della Repubblica in carica Sergio Mattarella e del suo sempre più incomprensibile predecessore Giorgio Napolitano, in aula come senatore a vita –  una cosa scandalosa: l’assorbimento di una proposta di legge parlamentare (quella della senatrice Cirinnà sulle unioni civili) in un maxi-emendamento del governo (una sorta di “canguro” camuffato) sul quale il governo stesso ha posto la questione di fiducia.

Cioè il salvataggio parziale di una legge – che appartiene alle prerogative del parlamento e rispetto alla quale il presidente del Consiglio (affermando una volta tanto un principio giusto) aveva detto di voler tenere separata la sorte del governo – è stato mischiato ad un voto di fiducia. Un voto “pigliatutto”, perché, in questi casi, vi concorrono (a prescindere dalla condivisione o meno della legge) sia coloro che votano per pura disciplina di partito, sia coloro che intendono scongiurare una crisi di governo, da cui potrebbe derivare lo scioglimento delle Camere con la sicura perdita, per loro, del seggio parlamentare.

Ed è quello che è accaduto a Palazzo Madama e che l’esponente della minoranza Pd di fatto denuncia, deplorando che Renzi abbia fatto ricorso al sostegno del gruppo Ala del senatore Denis Verdini (insieme a quello, dettato da semplice disciplina di partito, della minoranza Pd) per mettere insieme i voti necessari a superare la quota 161, che rappresenta la maggioranza assoluta del Senato.

Le parole di Speranza esprimono anche il rammarico, represso, per aver dovuto ancora una volta ingoiare il rospo imposto dal capo del partito e del governo, e la volontà, anzi la necessità, che anche l’opposizione interna al Pd si decida ad uscire dal limbo nel quale sta vivendo in nome di una “ditta” che ha cambiato “ragione sociale” (e morale).

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