PERISCOPIO/ Liberi sì, ma poco uguali

di SERGIO SIMEONE – Tutte le mie perplessità su Liberi e Uguali (formazione politica per la quale ho votato ritenendolo il male minore nel desolante panorama politico italiano), espresse in quattro articoli su questo giornale, si sono rivelate dunque fondate, alla luce dei risultati elettorali e delle voci di scioglimento che corrono in queste ore. Erano stati incollati malamente, dicevo in sostanza, due pezzi di sinistra molto diversi tra di loro, una di ispirazione blairiana (Bersani e D’Alema) e l’altra di ispirazione corbiniana (Fratoianni). Avevo anche lamentato che dopo una prima manifestazione di umiltà (Bersani e D’Alema confusi in mezzo alla platea dei delegati all’assemblea programmatica di dicembre) i due blairiani, in base all’antica regola parvos magni pisces edunt, avevano occupato quel poco di scena mediatica concessa alla lista. Gli elettori hanno così finito per capire che la nuova sinistra era la più vecchia formazione politica di questa tornata elettorale e l’hanno bocciata (fatta eccezione per qualche vecchio nostalgico come il sottoscritto).

Come diceva Gino Bartali, gli è tutto da rifare.

PS- Rileggendo il mio articolo, scritto a caldo dopo il voto e pubblicato con il titolo “E se la sinistra provasse a partire dai meriti dei 5 stelle?”, temo che qualcuno mi abbia frainteso, interpretandolo come un pronunciamento a favore di un accordo tra sinistra e 5 stelle. Chiedo scusa se mi sono espresso male e chiarisco. Io ai cinque stelle riconosco solo il merito di aver fatto salire alla ribalta con forza il problema del Mezzogiorno, ma non condivido assolutamente le soluzioni proposte e più di tutte il reddito di cittadinanza. E l’ho fatto contrapponendogli un piano roosveltiano di opere pubbliche rivolte a realizzare un riassetto del territorio ed un ammodernamento delle infrastrutture.

Esplicito ulteriormente: è vero o non è vero che ogni qualvolta si verifica una catastrofe (terremoti, inondazioni, frane, incendi), tutti, il giorno dopo, contando vittime e danni dicono che questi dipendono non dalla natura ma dal fatto che non è stato messo in sicurezza il territorio? E’ vero o non è vero che tutti dicono che gli investimenti nel Sud non vengono anche perché le infrastrutture, a partire dalla rete ferroviaria, son arretrate? Ed allora, se soldi pubblici bisogna spendere non è più logico spenderli per far fronte a questi problemi, dando lavoro, invece che elargirli in avvilenti elemosine (anche se nobilitate sotto il titolo di “reddito di cittadinanza”)?

Ma , obietterà qualcuno, milioni di italiani si sono pronunciati a favore delle proposte pentastellate. Risposta: la storia d’Italia è costellata di velleitari che hanno trascinato milioni di italiani al disastro. Da Masaniello a Mussolini.

Concludendo, io sono contrario ad un accordo tra sinistra e 5 stelle. Sarei invece favorevole ad un escamotage che permettesse ai 5 stelle di governare da soli. Si tratta di trovare qualcosa che , parafrasando una famosa frase di Gramsci (discorso alla Camera dei deputati del 1925) sostenga i 5 stelle come la corda sostiene l’impiccato. E anche in questo caso non vorrei essere equivocato: è una metafora.

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