PERISCOPIO/ Il rischio Libia s’ingigantisce

Nuccio-Fava-545x384di NUCCIO FAVA – I disperati del Mediterraneo ormai a migliaia cercano ogni giorno di raggiungere le nostre coste. Segnale non nuovo, ma il cui notevole incremento conferma la gravità di una situazione libica tutt’altro che pacificata e tutt’altro che governabile. Bloccato in modo disumano il percorso balcanico, migranti disperati si ammassano sulle coste libiche per affrontare il rischioso attraversamento verso l’Italia.

Il loro numero si è raddoppiato rispetto allo scorso anno e potrebbe raggiungere la cifra di duecento-settantamila, secondo valutazioni del Ministero dell’Interno. Proprio su quelle coste si è insediato il predominio dell’ISIS che sfrutta anche economicamente il commercio di quelle persone disperate, favorendo l’azione criminale degli scafisti. Prosegue intanto la frammentazione del territorio nella lotta senza quartiere tra tribù e fazioni contrapposte.

Proprio su questo elemento grande preoccupazione ha espresso il Segretario Generale dell’ONU Ban_Ki Moon, a causa del rischio di una ulteriore espansione del rafforzamento dell’ISIS nel paese nord-africano.

Come in un film di James Bond il Presidente del Governo di riconciliazione, riconosciuto dalla comunità internazionale ma privo ancora della fiducia del parlamento libico, è sbarcato per la prima volta a Tripoli, a bordo di un gommone. L’accoglienza non è stata cordiale, tra spari e scontri di opposte fazioni.

Il Presidente incaricato Fayer-Al Sarray ha ricevuto subito l’ultimatum di lasciare Tripoli o di consegnarsi agli uomini del Generale Khalifa-Aftar, potente Ministro della Difesa in Cirenaica e Capo di Stato Maggiore dell’esercito libico. I deputati vicini al generale hanno sinora impedito la fiducia al Governo di riconciliazione.

Una situazione insostenibile, terribilmente intricata, pericolosa e difficilissima che impone alla comunità internazionale di agire senza ulteriori tentennamenti ed eccessi di cautele. Nella questione libica sono in gioco le due maggiori sfide del nostro tempo: immigrazione e terrorismo. Per il nostro paese la sfida è ancora più grande.

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