OSSERVATORIO AMERICANO/ Perché non va a segno il siluro di Trump all’Obamacare

di DOMENICO MACERI* – “Obamacare è finita. È morta. Non c’è più. Non si dovrebbe nemmeno menzionarla. Non c’è più”. Con il suo tipico stile  ripetitivo e il contenuto esagerato Donald Trump commentava il suo ordine  di pochi giorni fa mediante il quale ha cercato di eliminare la riforma sanitaria del suo predecessore. Si sa ovviamente che il presidente degli Stati Uniti, nonostante i suoi notevoli poteri, non può abolire le leggi, ma il 45esimo inquilino della Casa Bianca crede di averlo fatto.

Dopo i falliti tentativi della legislatura repubblicana di revocare la tanto odiata l’Obamacare in vigore da sette anni, Trump ha criticato aspramente la leadership del suo partito. In modo particolare Trump ha diretto alcuni dei suoi tweet velenosi contro Mitch McConnell, senatore repubblicano del Kentucky e presidente del Senato, per non essere riuscito a revocare Obamacare. Non gli rimaneva dunque che agire da solo. L’ordine esecutivo di Trump non revoca dunque l’Obamacare ma cerca di affondarla usando però una strategia colorata di dubbia legalità. Ha annunciato che eliminerà i sussidi governativi che gli individui con basso reddito potevano usare per pagare i ticket della loro copertura sanitaria. Inoltre Trump ha ridotto le regole assicurative permettendo alle compagnie di assicurazione di vendere polizze in parecchi Stati. Permetterebbe altresì la creazione di accordi fra individui di unirsi in gruppi e comprare polizze ottenendo sconti simili a quelli  delle aziende che comprano polizze per i loro impiegati.

Rimangono tutte le altre regole imposte da Obamacare e gli individui al di sotto della soglia di povertà continueranno a beneficiare del Medicaid, il sistema sanitario dei poveri. Rimangono anche in vigore i sussidi che gli individui di basso ingresso ottengono per pagare i premi assicurativi. In pratica, non si tratta di una revoca di Obamacare ma di un colpo che protrae l’instabilità e l’incertezza delle polizze assicurative.

La leadership democratica ha ovviamente manifestato il suo dispiacere ma anche alcuni leader del Partito Repubblicano hanno espresso il loro disappunto. John Kasich, governatore dell’Ohio, ha dichiarato la sua opposizione chiedendosi se la Casa Bianca “capisce l’impatto che avrà sulle famiglie”. La senatrice  Susan Collins, dello stesso partito del presidente, ha anche lei dichiarato che l’azione di Trump “influenzerà la capacità della gente vulnerabile di ottenere le cure necessarie” e che l’incapacità di pagare i ticket “destabilizzerà il mercato assicurativo”.

Il 45esimo presidente ha spiegato l’eliminazione dei sussidi classificandoli come un salvataggio per le compagnie di assicurazione senza capire che la sua azione farà perdere la copertura sanitaria a 6 milioni di individui. Paradossalmente, il 70 per cento  dei 6 milioni di individui colpiti sono cittadini che hanno votato per Trump, secondo uno studio della Associated Press.  Altri individui però saranno colpiti dato che le compagnie di assicurazione sanno che non potranno continuare a ricevere sussidi per coprire i loro premi assicurativi. La National Association of Insurance Commissioners  calcola che questi premi potrebbero aumentare dal 12 al 15 percento. Il Congressional Budget Office, l’agenzia governativa non-partisan,  porta invece la cifra a 20 per cento.

L’annuncio del presidente non poteva arrivare in un momento più critico dato che il periodo dell’iscrizione alle assicurazioni apre fra poche settimane. Alcune compagnie di assicurazione avevano già aumentato i premi prevedendo un’azione del genere. Altre lo stanno facendo all’ultimo minuto. Coloro i quali ricevono sussidi per sottoscrivere l’assicurazione non vengono toccati, ma la pubblicità negativa dell’ordine esecutivo scoraggerà non pochi ad ottenere copertura sanitaria.

La legalità dell’ordine di Trump è stata sfidata immediatamente. Venti procuratori generali hanno denunciato il presidente. Ci vorrà tempo, ovviamente, affinché il sistema giudiziario prenda una decisione, ma il danno sull’incertezza delle polizze assicurative è già stato fatto. L’inquilino alla Casa Bianca ha detto in parecchie occasioni che l’Obamacare “imploderà” da se stessa. Forse è questa la sua idea. Non essendo stato capace di vincere per via istituzionale, nonostante che la maggioranza sia del suo partito, Trump ha agito da solo. Paradossalmente, però, con il suo attivismo, il sistema sanitario diventa la sua responsabilità. I problemi eventuali andranno direttamente alla Casa Bianca. Secondo un sondaggio della Kaiser Family Foundation, infatti, il 60 per cento degli americani crede che il Partito Repubblicano e Trump sono responsabili per l’Obamacare e la sanità in generale. Il 45esimo presidente però ha già annunciato che “il lavoro non si sta facendo” e che lui “non accetterà la colpa personalmente”. Quando le cose vanno male, Trump si vede sempre innocente. La colpa è di qualcun altro.

*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)

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