Il capo del governo (nella sua veste abbinata, o sottoveste, di capo del Pd) ha inventato per il 16 giugno – penultima data consentita per manifestazioni di chiusura della campagna elettorale alla vigilia dei ballottaggi in molti e importanti comuni – la “Festa dell’Imu”.
Perché quella data? Una mossa elettorale? Per carità, sono cose che non rientrano nelle tecniche di persuasione di massa di Matteo Renzi.
E’ un’idea suggerita dall’Istat, l’istituto nazionale di statistica specializzatosi, da una paio d’anni a questa parte, nel fornire dati economici double face: per esempio, se la disoccupazione aumenta rispetto al mese precedente, ne dà contemporaneamente un altro riferito al trimestre precedente da cui risulta che la disoccupazione diminuisce; oppure, se c’è un dato da cui risulta che i consumi delle famiglie calano rispetto all’anno precedente, eccone un altro da cui risulta che sono saliti rispetto al mese scorso, e così via bilanciando.
Con l’ultima (o forse la penultima) notizia double face l’Istat ci informava che la famosa data virtuale (invenzione bislacca) in cui gli italiani ogni anno “smettono di lavorare per il fisco” (cioè il reddito percepito fino a quel momento è l’equivalente di ciò che pagano in tasse per un anno) cadeva quest’anno il giorno 16 giugno. Che è stato subito ribattezzano da Renzi – con quella fantasia propagandistica in cui è davvero maestro, tanto da aver largamente superato Berlusconi – “No tax day” (in inglese le fregature si digeriscono meglio, come jobs act), poi tradotto in versione casereccia “Festa dell’Imu”, perché il 16 giugno è anche il giorno di scadenza per il pagamento dell’Imu. Evento che Renzi aveva in un primo momento intitolato “Funerale dell’Imu”, per celebrare l’ultima volta che si paga l’Imu sulla prima casa. Ma il guru della comunicazione, che lui ha appositamente ingaggiato negli Stati Uniti, lo ha dissuaso: alla vigilia di un ballottaggio meglio evitare la parola funerale, megliofesta.
E allora ecco l’ordine di Renzi al suo partito: organizzare per il 16 giugno la “Festa dell’Imu” in mille piazze italiane.
Ed è così che oggi il Partito democratico celebra l’abolizione della tassa sulla prima casa per tutti, senza distinzioni: ricchi e poveri, manager con stipendi da 1 milione al mese come pensionati da 400 euro. Il modo migliore per celebrare l’eguaglianza aumentando le disuguaglianze. E’ il cambiamento, bellezza!
Non sarebbe il caso, ora, di cominciare a pensare come cambiare anche il nome di quel partito?
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